Trails to Azure: la recensione

Il destino di Crossbell è nelle mani di un variopinto manipolo di investigatori, aiutiamoli in Trails to Azure.

Trails to Azure, anche noto come The Legend of Heroes: Ao no Kiseki, è il quarto titolo della serie Trails in the Sky e il secondo gioco della serie Crossbell, ambientata nella regione di Crossbell nel mondo di Zemuria. Pubblicato in Giappone nel 2011 ma fino ad oggi mai rilasciato in Occidente. I due titoli della serie Crossbell, Trails from Zero e Trails to Azure, necessitano di essere giocati in sequenza per essere goduti a pieno, essendo l’uno il seguito diretto dell’altro, fortemente sconsigliato dunque approcciarsi ad una delle due avventure se non in modo sequenziale. In fase di avvio oltretutto Trails to Azure ci consente di caricare il salvataggio con il quale dovremmo aver concluso l’avventura precedente, in modo da portarci dietro il bagaglio di scelte e skills maturati in Trails from Zero.

Un universo di gioco così articolato non può che avere nel comparto narrativo uno dei suoi punti di forza, con una trama complessa e piacevole, approfondita ma tutto sommato non troppo verbosa. Ritroviamo Lloyd Bannings, giovane detective della polizia di Crossbell ed il suo variegato team di colleghi, a soli pochi mesi dalla conclusione degli eventi di Trails from Zero. Una pace temporanea si è stabilita su Crossbell e la Squadra Speciale di supporto si ritrova a godere di una certa fama ed una rinnovata credibilità, grazie alle loro azioni eroiche. Tuttavia, la pace viene presto interrotta con l’ascesa di nuove organizzazioni con secondi e loschi fini. Come se non bastasse, in questo scenario inquieto, fa da contorno la crescente pressione dell’Impero Ereboniano e della Repubblica di Calvard, con Crossbell incastrata tra la classica incudine ed il martello. Lloyd e i suoi alleati devono indagare e prepararsi per contrastare la minaccia incombente, ignari per ora del fatto che Crossbell diventerà presto il palcoscenico di un conflitto decisivo. L’impianto narrativo creato da Nihon Falcom è caratterizzato da una sceneggiatura quasi cinematografica, con continui colpi di scena ed in grado di svariare dalle tematiche più leggere ad argomenti adulti e sensibili.

Il gameplay si discosta poco o nulla da Trails  from Zero, come lecito aspettarsi, ma ad onor del vero è invecchiato piuttosto bene dal lontano 2011. I nemici sono visibili sulla mappa rendendo dunque, teoricamente, evitabile il combattimento. La disposizione degli elementi del party a schermo durante il combattimento è in prospettiva isometrica sulla consueta scacchiera che consente di giocare con lo schieramento degli stessi tra prime e seconde linee, in base alle caratteristiche proprie di ogni eroe. Sulla sinistra scorre la barra di caricamento per gli attacchi del party e dei nostri nemici, insieme al caricamento delle arti magiche e dei potentissimi attacchi combinati, da gestire oculatamente. Una ruota delle abilità facilmente accessibile con i dorsali ci fa accedere con immediatezza alle varie possibilità di attacco: attacco base, Art e Craft, questi ultimi attacchi magici che possono infliggere danni in un’area piuttosto vasta previo un lasso di caricamento che può portare via uno o più turni.  A quanto sopra viene aggiunta la possibilità di equipaggiare i Master Quartz, gemme molto potenti in grado di incrementare le statistiche del personaggio e di aggiudicargli dei poteri speciali.

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Tecnicamente invece il titolo riesce a difendersi un po’ meno bene. Se da una parte l’aspetto dei personaggi, degli NPC e dei nemici è gradevole, ben dettagliato e simpatico grazie alla scelta del super deformed dall’altro la resa grafica globale del titolo avverte un po’ il peso degli anni. È vero che è stato fatto un lavoro in termini di texture ma la percezione globalmente è quella di un titolo che ha un certo vissuto alle spalle. Niente che riesca a scalfire più di tanto quella che rimane una eccellente esperienza di gioco, tuttavia una maggiore attenzione da questo punto di vista avrebbe ulteriormente incrementato il valore del titolo. Il comparto audio rimane gradevole ed in grado di accompagnare con il dovuto carico di pathos tutta la nostra avventura.

La recensione

7 Il voto

Con Trails to Azure la collezione di titolo della serie Trails in the Sky porta a casa un tassello mancante di fondamentale importanza. Il peso degli anni si fa avvertire solo in alcuni inciampi tecnici, mentre a livello di storyline e gameplay il gioco è in grado di catturare oggi come nel 2011. Trails to Azure è legato a doppia mandata al suo precedente, Trails from Zero, fortemente sconsigliato dunque approcciarsi prima di aver giocato il primo titolo, forse un bundle pack sarebbe stato la soluzione ottimale.

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