Onigo Hunter: la recensione

Il Re è scomparso, gettando nel caos il pacifico regno di Wive; riusciremo a riportare la pace ed a rimettere sul trono il legittimo regnante?

Il publisher giapponese KEMKO ci ha ormai da tempo abituato ad un format piuttosto consolidato di giochi che nascono come realizzazioni per piattaforme mobile, poi traslate su multipiattaforma. Un catalogo alquanto ampio di giochi che ha nei JRPG il suo core, e nel quale Onigo Hunter, il gioco che ci apprestiamo a recensire, trova il suo collocamento naturale. Questa formula così rodata fa sì che il giocatore, approcciandosi a questo titolo, sappia esattamente cosa andrà ad incontrare. Parliamo infatti di un JRPG vecchia scuola, caratterizzato da pixel art in visuale isometrica, battle system funzionale e ben conosciuto, colonna sonora simil Midi, tratto grafico e cast rientrante a pieno nello stereotipo del Sol Levante. Qualche tentativo di innovazione come vedremo è presente, però il rischio di cadere nel cliché, sia per le costrizioni hardware della piattaforma di origine, sia per scelte di sviluppo, è ben presente. Quindi se è vero che squadra che vince non si cambia, è anche vero che alla lunga un format fin troppo inflazionato rischia di generare una certa mancanza di interesse; tuttavia, andiamo con ordine e vediamo come si è comportato Onigo Hunter alla prova dei fatti.

Il pacifico Regno di Wive, caratterizzato da un arcipelago di isolotti distinti e caratteristici, vive di una certa opulenza grazie all’opera portata avanti da coraggiosi cercatori, noti come cacciatori, che perlustrano antiche rovine, alla ricerca di arcaici e preziosi manufatti, fondamentali per lo sviluppo del Regno. Proprio durante una di queste battute di caccia, tra remote e misteriose rovine, il re di Wive scompare improvvisamente gettando il Regno nello sconforto. Su ordine del Ministro locale, i migliori soldati del Regno iniziano una ricerca tanto vasta quanto infruttuosa, che ben presto (o forse è meglio dire sospettosamente troppo presto) verrà sospesa. Toccherà ad un cacciatore alle prime armi, Fain, unirsi ad una nuova missione di ricerca per dare una mano ad una ragazza della Gilda particolarmente interessata a trovare il legittimo regnante. Lumiere, questo il nome della ragazza, si rivelerà essere la figlia di Re Haron ed insieme al suo maggiordomo Sebastian costituirà l’ossatura di un party che strada facendo si popolerà di variopinti componenti. Come se non bastasse questo difficile compito, i tre dovranno collaborare per dipanare una fitta rete di intrighi di palazzo e rancori sopiti, con l’arrivo di pretendenti al trono tutt’altro che disinteressanti, e con il destino del Regno in gioco.

Da buon cacciatore Fain dovrà guadagnarsi una posizione credibile nel ranking catturando o sconfiggendo mostri, aspetto che gli darà strada facendo accesso a nuove aree della mappa esplorabili. Durante le battaglie sarà infatti proprio questa possibilità di intrappolare i mostri, anziché semplicemente sconfiggerli, a giocare un ruolo determinante. Per catturarli dovremo abbassare la loro barra vitale fino al minimo e provare la cattura con il tasto dedicato, sebbene gli stessi mostri abbiano livelli di difficoltà differenti, non tutti ben propensi ad essere ingabbiati. È vero che potrebbe sembrare una caratteristica vagamente pokemon-ish, ma alla prova dei fatti si rivela una variante piacevole, in grado di dare qualcosa in più al gameplay. Chiaramente catturare i mostri non ha la finalità di allevarli bensì quella di lanciarli in battaglia come delle vere e proprie armi, o meglio come degli elementi in grado di modificare lo status elementale del nostro party (purtroppo invece non è possibile utilizzarli come dei veri e propri companion). Altro uso che è possibile fare dei mostri è quello di fonderli tramite formule alchemiche in nuove armi e potenziamenti. Più riusciremo dunque a catturare mostri potenti e meglio potremo farne uso in battaglia oppure creando nuovi item in grado di darci un vantaggio strategico.

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La battaglia, tolta questa variante, si svolge in maniera piuttosto consona a quanto ci potremmo aspettare da un JRPG vecchia scuola. In alto una barra ci consentirà di visualizzare l’ordine con il quale il nostro party ed i nemici potranno entrare in azione, con l’eventuale possibilità di accelerare il proprio progredire o di rallentare quello del nemico. Ognuno dei nostri alleati avrà un proprio livello di salute mentre per attivare i poteri speciali dovremo attingere ad un unico serbatoio di mana valido per tutti, elemento da tenere in considerazione per non rischiare di esaurire le preziose e limitate risorse a disposizione facendo rimanere a secco proprio un elemento fondamentale del party. Quanto alle armi ed alle vestizioni utilizzabili dal nostro party è da notare una certa varietà, riscontrabile sia negli sprite grafici ben realizzati, che nell’effettivo beneficio che possiamo trarre in battaglia da un determinato setting piuttosto che da un altro. Queste personalizzazioni sono facilmente accessibili tramite un menu ben studiato, dettagliato quanto basta e piuttosto intuitivo. Il comparto audio, pur non distinguendosi particolarmente dai classici del genere, fornisce un accompagnamento piacevole, con alcune tracce in grado di rimanere in testa grazie ad una certa orecchiabilità.

La recensione

6 Il voto

Un JRPG di impronta vecchia scuola, dalla storia alla realizzazione tecnica, passando per il combat system. La derivazione mobile è piuttosto evidente, sebbene la realizzazione tecnica sia piacevole, grazie ad una pixel art varia e ben realizzata. Piacevole l'introduzione della possibilità di catturare i mostri in battaglia per farne armi o accessori, un gradito elemento di varietà in un impianto altrimenti noto. Complessivamente Onigo Hunter fa esattamente quanto promette, mettendo sul piatto una formula conosciuta che sicuramente saprà far presa sugli amanti del genere.

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