Xbox Series S: Ghostrunner 2: la recensione

Fare parkour in una città post apocalittica vi ha sempre intrigato? Ghostrunner 2 fa proprio al caso vostro.

THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Ora scaldate i muscoli, è ora di correre all’impazzata nel mondo cibernetico di Ghostrunner 2, il gioco recensito per la rubrica The Outer World di questo mese!

Ghostrunner, l’adrenalico action platform sviluppato da One More Level nel 2020, fu una decisa ventata d’aria fresca nel panorama videoludico. Il gioco pagava un evidente debito a Mirror’s Edge, altro platform in prima persona a tema parkour, ma superò abbondantemente il “maestro” grazie ad una ispirata ambientazione post-apocalittica / cyberpunk nonché ad una concreta capacità di rivoluzionare quanto si era visto sino ad allora in termini di combattimento/platform in prima persona. Tre anni dopo, e circa 2.5 milioni di copie vendute dopo, One More Level e 505 Games ci riportano nelle ambientazioni post-apocalittiche del primo tiolo per farci vivere un’altra avventura adrenalinica. Il sequel è ambientato qualche tempo dopo gli eventi del primo gioco e, come sappiamo, il mondo è ancora in gran parte inabitabile, devastato da un cataclisma globale noto come The Burst. Nel primo capitolo abbiamo imparato che, a seguito di questo tragico evento, la maggior parte dell’umanità si raggruppò all’interno di super torri (una di queste è la Dharma Tower), molto più che semplici edifici, quasi degli ecosistemi a sé stanti ed in grado di sopravvivere autonomamente. Il giocatore veste i panni di Jack, un Ghostrunner appunto, un cyborg nato con lo scopo di uccidere, impiegato come guardia del corpo, pacificatore, giudice o assassino, il cui obiettivo è porsi come ultima linea di difesa contro un tiranno assettato di sangue, il Keymaster. Il primo capitolo narrava quindi le gesta del Ghostrunner, l’ascesa dai livelli più bassi a quelli più alti della torre, in cerca di costante vendetta e del suo tentativo di salvare l’umanità da un futuro di schiavitù. È passato qualche tempo e ora, come parte dei Climbers, Jack agisce come una sorta di difensore per mantenere la città al sicuro da qualsiasi grave minaccia. Tuttavia, Jack si ritrova ancora una volta a dover intervenire a protezione della Torre Dharma. Dopo la sconfitta della Custode, infatti, la Torre è rimasta senza un governo e la brama di potere di alcuni gruppi di cybercriminali metterà la razza umana nuovamente in pericolo. Come spesso accade dietro un tiranno ne arriva a ruota subito un altro, il vuoto di potere in qualche modo deve essere riempito, in un circolo vizioso fatto di violenza e sopraffazione.

Espandendo la lore del primo capitolo, questo sequel cerca di ampliare l’universo di gioco e di puntare maggiormente sulla parte narrativa che tuttavia, è bene precisarlo, continua a sembrare più un presupposto per lanciarci nella mischia che altro. È vero che sono stati introdotti gli hub nei quali tra un capitolo e l’altro avremo un momento per rifiatare e approfondire alcuni aspetti narrativi, però sono aspetti tutto sommato secondari. Per chi ha già giocato il gioco del 2020 rientrare nelle dinamiche tipiche di Ghostrunner sarà estremamente semplice e familiare, mentre per chi entrerà in questo mondo per la prima volta va detto che l’approccio potrebbe essere un po’ ostico. La scelta, infatti, di proseguire lungo la linea “one shot one kill”, o instakill, ossia un singolo colpo sufficiente per portarci al game over (cosa che vale anche per i nemici fortunatamente), è qualcosa che abbiamo trovato fin troppo punitivo e frustrante. Sembrerebbe quasi che gli sviluppatori abbiano pensato in primis Ghostrunner 2 per coloro che hanno già provato il primo capitolo, tanto la curva di apprendimento parte da subito in salita, senza un minimo di possibilità di acclimatarsi al ruolo di agnello sacrificale. Un sistema trial and error perfezionabile e forse fin troppo cattivo, oltretutto in alcune sezioni non gestito al meglio e che potrebbe risultare alla lunga tedioso, ma che se avremo la pazienza di studiare e provare molteplici volte diventa una gioia per gli occhi e per le mani.

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