STEAM: Soul Tolerance Prologue: la recensione

Vi sentite in grado di tracciare un confine tra voi e ciò che vi circonda? Avrete il coraggio di sbirciare oltre la Soglia dell'Anima?

THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Questa volta è il turno di un’opera tutta italiana, realizzata dal piccolo team Chaosmonger (Encodya, Three Minutes to Eight) già disponibile su STEAM e in arrivo anche su Nintendo Switch nel corso del 2024.

“Hokkaido, giappone, 2214. L’umanità si è estinta centotrenta anni fa. Nell’ultimo secolo, un’avanzata, onnisciente ed ubiqua intelligenza artificiale (I.A.) ha controllato la Terra.
Questa dea di silicio e codice, ha trasformato il pianeta nel proprio parco di divertimenti. Esseri meccanici con I.A. meno avanzata, popolano i resti dell’umanità, abitando e migliorando i gusci vuoti del decadimento umano. La loro quotidianità esiste solo per il divertimento della divina madre di tutte le I.A., le attività giornaliere sono una simulazione degli ultimi impulsi della razza umana.” “Per assicurarsi che la consapevolezza non minacci ancora una volta il pianeta, la Divina I.A. ha imposto un limite alla coscienza in sé. Ogni forma di vita che supera tale soglia viene sterminata. Questo protocollo è meglio conosciuto come....SOUL TOLERANCE (La Soglia dell’Anima)”

Chaosmonger Studio apre il suo nuovo titolo con una sequenza introduttiva che recita senza mezzi termini una dichiarazione d’amore alla fantascienza, esibendosi in una metafora che riassume l’approccio del genere nella sua chiave più antica: un modo per guardare da lontano all’esperienza umana, portandone alla luce le aspirazioni, le contraddizioni e i limiti.
Il mondo di “Soul Tolerance: Prologue” è quindi l’eco di un fallimento, il nostro. 
Esattamente come le innumerevoli civiltà che ci hanno preceduto sono fallite solo per essere sostituite da successori destinati alla stessa sorte, anche la nostra era è inevitabilmente giunta al collasso, rimpiazzata interamente dalla sua versione cibernetica. Tuttavia i nostri pronipoti in circuiti e bulloni sono tutt’altro che perfetti, programmati per essere limitati come noi, privi di certezze, si trovano ormai a dubitare persino di essere stati creati da una demiurga intelligenza artificiale, costretti alle routine di una vita umana, sciamano alla ricerca di un’attività lavorativa, accumulando denaro allo scopo di raggiungere uno status sociale più alto o, in alternativa, quantomeno a ritagliarsi un posto del mondo, interrogandosi quanto basta sul concetto di identità in una società che non indugia un momento a rottamare il superfluo.
La metafora fantascientifica è quindi di stampo maturo, non lesinando affatto sull’utilizzo di termini espliciti e, di quando in quando, persino crudi; non è pertanto adatto ad un pubblico giovane.

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Il titolo ci immerge immediatamente nel mondo di gioco. Vestendo i panni di un investigatore privato appena assemblato, ci ritroveremo sin da subito a scoprire questa realtà, nuova sia per il giocatore che per il suo alterego e, contemporaneamente, saremo spinti dal nostro responsabile in remoto ad indagare su un’anomalia legata alla ben nota Soul Tolerance: qualcuno deve aver infranto il limite di autocoscienza predisposto dall’autorità. Starà a noi farci strada tra le dinamiche, i sogni e i segreti degli abitanti di Sapporo per svelare la natura dell’anomalia, che in Soul Tolerance si traduce in una classica avventura punta e clicca, imperniata sul dialogo a scelta multipla e puntellata da una manciata di puzzle e bivi narrativi che alternano la praticità alla moralità, l’autocoscienza all’omologazione.

Sapporo rivela sin dai primi minuti di gioco la sua matrice Cyber-Punk, illuminata dalle tinte elettriche di variopinti neon e tratteggiata da un design a metà tra il futuristico e le vetuste architetture umane, elementi estetici ben delineati dalla voxel art, scelta azzeccata per il titolo. Il comparto audio non stanca e, outsider nella vita come in gioco, ci aiuta ad immergerci nell’alienante comunità di androidi, seppure limitato da un loop forse troppo stretto per quanto riguarda il background sonoro che fa da sfondo all’intera avventura.

Purtroppo, se i presupposti per un’esperienza videoludica appagante ci sono tutti, la realizzazione non è priva di criticità.
Ho terminato Soul Tolerance in circa 7 ore, purtroppo non tutte piacevoli o necessarie. Il gioco, come detto, si sviluppa mediante dialoghi a scelta multipla e, anche se il diario ci terrà costantemente aggiornati sull’evolversi delle nostre attività, non sarà sempre facile capire con quale NPC si è già conversato. Più di una volta mi sono trovato a parlare con ogni NPC del gioco nella speranza di veder comparire nella conversazione una nuova stringa di testo che mi permettesse di proseguire. Chiaramente la scelta di non indicare l’interlocutore giusto presso cui rivolgere le nostre attenzioni è adatta alla tipologia del titolo, ma sarebbe stata gradita la possibilità di aggiungere delle Flag sulla mappa, così da poter segnare gli NPC con cui si è già parlato per una data missione. 

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