The Pedestrian: la recensione

Uno degli elementi più interessanti dell’industria dei videogiochi è l’enorme varietà di stilemi attraverso cui il medium è in grado di esprimersi, per raggiungere il consumatore e coinvolgerlo in un continuo dialogo di interattività con i contenuti digitali proposti. Ed è così che possono coesistere, spesso sullo stesso hardware, senza dubbio lungo lo stesso arco temporale e, presumibilmente, nelle console di tanti acquirenti esperienze cinematografiche dal grande impatto grafico, registico e narrativo accanto a esperienze online multiplayer, vicine quasi per caso, ma in realtà sospinto dal medesimo spirito di intrattenimento, a progetti privi di testo, sorretti da elementi di puro ludus e fintanto portatori di sfide intellettuali piuttosto che di esecuzione. Puzzle game ermetici eppur cristallini nel loro intento e nella loro forza comunicativa non verbale, bilanciati sul pilastro della condivisione iconica, in grado di parlare la lingua universale delle immagini e di arrivare dritti al punto. Che poi altro non è che il divertimento di noi appassionati.

È questo il caso di The Pedestrian, titolo indie che richiama da vicino Exit per Nintendo DS, tanto sotto il versante stilistico, quanto (parzialmente) per quello che concerne la struttura ludica vera e propria. Come accennato, si tratta di un viaggio privo di testo o dialoghi, dove tutte le idee sono condivise in icone e anche per questo aspetto, ma non solo, le vostre capacità di osservazione saranno messe alla prova. In sostanza interpreterete il ruolo di uno omino stilizzato tipico dei segnali stradali che, appunto, vive in un contesto bidimensionale all’interno di questi cartelli pubblici, tra cantieri e magazzini invece interamente tridimensionali che fungono da ambiente raccoglitore dei vari segnali stradali nei quali si svolge l’azione di gioco vera e propria. Il gioco consiste nel riorganizzare le informazioni contenute all’interno di queste segnaletiche, in modo da riuscire a ricollegarle, creando percorsi di esplorazione per il vostro stick man, così da avanzare attraverso ogni ambiente per proseguire l’esplorazione di questa avventura. Il tutto inserendo questi cartelli all’interno di un contesto diegetico, per un continuo dialogo intra-narrativo, con movimento di camera che sposteranno l’avventura lungo le strade, i sottopassi, i cantieri di questa grande città, che l’avatar protagonista percorrerà però sempre e comunque all’interno della segnaletica sparsa per le strade. Con un twist narrativo finale che ovviamente non riveliamo, ma che saprà in qualche modo dare senso compiuto alla bizzarra, ma visivamente riuscitissima, trovata del team di programmazione: un ultimo simpatico dialogo capace di giocare coi diversi piani di realtà e rappresentazione, stupendo il giocatore e regalandogli un pizzico di inaspettata riflessione al termini di un’avventura ricca di eleganti e intriganti rompicapo.