GRIME Definitive Edition: la recensione

Deformazioni percettive e matericamente morbose vi sbarrano la strada: non evitatele, ma assorbitele, per diventare sempre più forti e riuscire a sopravvivere!

Quando due vettori così carichi di contenuti e valori tanto ludici quanto artistici si incontrano, è difficile rimanere indifferenti perché il risultato si pone con prepotenza agli occhi e ai polpastrelli avidi di novità e qualità, di noi grandi appassionati del settore. Se, infatti, ci sono dei macro filoni che, nel corso degli ultimi due lustri, si sono imposti sul mercato con grande convinzione proprio nei confronti del pubblico meno occasionale e più sgamato, sono quelli magistralmente amalgamati dall’opera qui analizzata e che si pongono in fase di critica analitica come un ponte importante tra due grandi estremi dell’industria moderna. È innegabile, infatti, che il panorama contemporaneo dell’offerta si sia articolato arroccandosi su due posizioni per molti aspetti agli antipodi, sotto il punto di vista dell’organizzazione del lavoro e dei suoi valori di produzione: i titoli a grosso budget dei team più prestigiosi da un lato, contrapposti alle opere indipendenti di piccole realtà di programmazione dall’altro. Tra i crismi del primo versante abbiamo assistito alla forza dirompente di FromSoftware, capace di affiancare agli FpS, agli open world e ai GaaS anche un vero e proprio genere nuovo, quello dei Souls, mutuato tramite metonimia proprio dalle loro fatiche creative più significative. Sull’altra sponda, invece, una delle colonne più imprescindibili è senza timore di smentita quella del filone dei metroidvania, spesso sinonimo degli stilemi prediletti dai così detti team indie. Eppure, ecco che arriva Grime, a cercare una sutura per questo squarcio, penetrando nel tessuto della scissione, nel tentativo di medicare la lacerazione strutturale e stilistica di due realtà solitamente così antitetiche.

Un insolito materiale collassa su sé stesso, il mondo sussulta e si contrae, e improvvisamente venite spinti a forza nell’esistenza. Quello che vi aspetta è un mondo sconosciuto, alieno nella sua familiarità, in cui dovrete sopravvivere agli orrori che si staglieranno sul vostro cammino. In esso dovrete esplorare ambientazioni surreali, assorbire i tanti nemici che incontrerete e usare le loro stesse caratteristiche contro di loro, diventando man mano molto più di quello che eravate all’inizio. Se dal punto di vista ludico la maggior fonte di ispirazione sono appunto i massimi esponenti del genere metroidvania, seppur reinterpretati in una chiave comunque particolare, è innegabile che sotto il versante della sceneggiatura, dell’ambientazione e in generale di toni e atmosfere il punto di riferimento principale sia la decadente e grottesca direzione artistica dei Souls-like di FromSoftware a guidare la mente creativa del team di sviluppo di questo progetto indie. Ispirandosi, ma senza scadere nel pedissequo plagio, con tocchi di disfacimento materico e pizzichi di follia esistenziale tutti suoi, carichi di una oscura e a tratti ermetica carica immaginativa che riescono comunque a delinearne in maniera netta una peculiare personalità distintiva.

JoyCon alla mano, GRIME: Definitive Edition conferma tutto ciò che di buono gli ha consentito di radicarsi nel panorama dei giocatori amanti del genere di riferimento con il suo orrore anatomico fortemente interconnesso agli elementi ludici, in particolare di progressione e livellamento personalizzati e al suo innovativo sistema di parata. Lungo le classiche dinamiche di esplorazione graduale e progressiva di ambientazioni da scoprire a scorrimento bidimensionale, infatti, troveranno spazio diversi elementi piuttosto intriganti, come quelli legati alla possibilità di giocare come meglio riusciate in termini di crescita del personaggio, potenziando solo quegli aspetti che riteniate più adatti al vostro stile personale: scoprirete presto, infatti, che c’è più di un modo per fare a pezzi un nemico, mentre continuerete la progressione lungo un’ampia varietà di ambientazioni evocative, incontrando i loro abitanti e scoprendo lentamente la causa della loro follia. Proprio il forte nesso tra il world building e le sue componenti di interazione rappresentano uno dei maggiori punti di forza di questo progetto: vi ritroverete infatti sostanzialmente armati di armi viventi, assorbibili grazie al buco nero posizionato al posto della vostra testa, consumando l’essenza dei caduti per rafforzare le vostre vestigia di guerriero: la parata, in particolare, sarà fondamentale per bloccare i loro attacchi e conseguentemente far vostre le loro peculiarità. Anche perché questi oggetti animati sfruttabili per l’offesa possono mutare forma durante il combattimento, come le asce con mascella o la frusta di millepiedi, personalizzabili a seconda delle vostre scelte, tanto in fase di combattimento quanto di gestione di crescita del vostro armamentario. Senza dubbio, più mostri riuscirete ad assorbire, maggiori saranno le vostre probabilità di sopravvivenza.

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