Devil Inside Us: Roots of Evil: la recensione

Avete mai vestito i panni di un anziano esorcista, deciso a scacciare il male da ogni anfratto in cui si nasconda? Beh, c'è sempre una prima volta...ma attenzione! Potrebbe anche essere l'ultima..!

Il primo aspetto è quello che, in qualche modo, giustifica una fase ludica piuttosto lenta e fin troppo ermetica, con movimenti compassati e un ritmo davvero fin troppo esasperatamente privo di mordente. Salvo sfruttare la continua sovrapposizione tra il mondo normale, percepibile da chiunque, e quello demoniaco, pronto a prendere il sopravvento in qualsiasi momento e senza preavviso, in lampi di visione che tentano di sfruttare l’abusata dinamica del jump scare per atterrire il fruitore. Immagini improvvise, accompagnate da suoni inquietanti, che senza dubbio aumentano la tensione durante l’esplorazione di ambienti altrimenti troppo bui e vuoti per attecchire sull’attenzione del giocatore, a dirla tutta. Il secondo elemento è invece quello legato alla capacità del protagonista di utilizzare il proprio crocifisso per esorcizzare il male: se però i momenti di combattimento contro i demoni risultano al contempo i più ovvi a livello tematico e i meno convincenti in termini di interazione ludica, va invece applaudita la trovata secondo la quale sia possibile eliminare la presenza malvagia anche dagli oggetti ambientali, poiché questo aspetto risulta meno inflazionato e più intrigante. La risoluzione degli enigmi è infatti spesso legata proprio a questo aspetto, così come la conseguente capacità di progredire lungo l’asse primario dell’avventura, proponendosi come l’aspetto più riuscito dell’intera opera.

A livello tecnico il gioco presta il fianco a diverse critiche, vuoi per la mole poligonale fin troppo minimalista, vuoi per animazioni spesso molto legnose, vuoi per la soluzione, furba ma non convincente, di nascondere magagne e difetti sotto una quasi onnipresente coltre di oscurità che, seppur giustificata a livello narrativo, diegetico e contestuale, finisce per essere un ostacolo persino frustrante alle normali fasi di esplorazione (che sarebbero poi le più intriganti del gioco, a dirla tutta). Ecco così che il tutto sembra finire per rasentare la sufficienza solo grazie ad ambientazioni ispirate dal punto di vista tematico e a discreto effetti di illuminazione legati in particolare ai poteri sovrannaturali del crocifisso del prete protagonista, in un contesto tecnico altrimenti insufficiente. Anche la fluidità e i tempi di caricamento della versione Switch, infatti, non convincono fino in fondo, JoyCon alla mano.

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La recensione

6 Il voto

Intrigante per alcuni aspetti legati alla trama e alle soluzioni di gioco incentrate sui poteri paranormali del vostro avatar, qualora indirizzati non tanto al combattimento quanto alla risoluzione degli enigmi ambientali, il titolo soffre però di un comparto tecnico deficitario, fin troppo nascosto sotto la coltre di oscurità che vi accompagnerà lungo tutto il corso dell'avventura.

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