Tomb Raider I-II-III Remastered: la recensione

Una delle icone più grandi della storia dei videogame ritorna, con le sue prime scorribande tirate a lucido per il pubblico contemporaneo: siete pronti all'avventura, quella vera?

L’approccio nei confronti di queste vere e proprie pietre miliari dell’industria videoludica da parte di Aspyr è votato al rispetto: in generale infatti possiamo affrontare il giudizio verso questa opera come se ci trovassimo davanti a un lavoro di restauro, magari applicato con minuzia e raffinatezza ad alcune delle opera d’arte riscoperte dalla stessa archeologa protagonista dei tre titoli qui raccolti. Si parte proprio dagli asset e dal codice sorgente delle produzioni di allora, per cercare di tirarle a lucido per quel che concerne il versante tecnico, riammodernandone alcuni piccoli aspetti per renderli più fruibili non solo al pubblico contemporaneo, ma anche agli appassionati di lunga data che, in ogni caso, sono andati avanti (come gusti, abitudini e comodità), assieme all’industria di cui amano così tanto i prodotti. Grande attenzione ai valori originari, soprattutto per quanto concerne il dettaglio e la precisione necessari per superare determinati ostacoli e fasi di gioco esplorative, andando a ritoccare solamente la superficie e non il fulcro, visto la grande qualità iniziale ma anche il forte legame che intercorre tra le animazioni, il posizionamento contestuale, l’interazione tra avatar e ambienti di gioco. Ma cosa è cambiato, quindi? Innanzitutto il sistema di controllo, presente però in duplice versione proprio nel solco di questo processo di grande mantenimento e rispetto dell’esperienza originale: sarà infatti possibile vivere tutti e tre i titoli della raccolta anche con le impostazioni originali, sotto tutti i punti di vista compreso appunto il sistema di input e gestione della telecamera, oppure provare a esperirli attraverso un costrutto interattivo ispirato ai titoli più moderni del brand come l’Anniversary, con piano controllo della visione ambientale affidato alla levetta analogica destra muovendo Lara direzionalmente in base alla posizione della telecamera con quella sinistra. Il risultato è più fluido, ma al contempo più complesso, probabilmente perché determinate azioni ed esecuzioni erano state originariamente pensate per un approccio più statico, ma contemporaneamente più preciso e dettagliato, per cui dovrete spendere un po’ di tempo per abituarvi alla nuova soluzione “moderna”. A livello personale, ritengo che sia meglio rivivere questo tipo di giocabilità, di per sé più compassata e cerebrale di tanti action odierni, attraverso i costrutti originali, in grado di restituire il meglio anche sotto il punto di vista del game design di ciascun livello ideato dagli sviluppatori. Discorso diverso invece per i piccoli ritocchi legati ad esempio a elementi di QoL come la barra della vita dei boss, finalmente visibile, capaci di smussare gli angoli più spigolosi di un’avventura a tratti altrimenti frustrante; a dettagli estetici, come la resa poligonale degli oggetti collezionabili; o ancora a fattori di ricompensa attuali come i tanti trofei sparsi per la trilogia (con alcuni easter egg piuttosto divertenti e carichi di nostalgia, come il glitch che permette di arrivare sul tetto del vostro maniero nel secondo capitolo della serie).

Anche il versante grafico non ha subito stravolgimenti, ma profondi ritocchi: confermando anche in questo caso la possibilità di giocare con i modelli poligonali, le texture e tutto il pacchetto originale, ecco che i programmatori sono però intervenuti inserendo un nuovo filtro visivo opzionale per riammodernare il colpo d’occhio ai tempi e ai valori di produzione più moderni. Lara Croft presenta un avatar meno spigoloso rispetto ai tempi d’oro; sono stati aggiunti nuovi modelli per ambienti e nemici; è stato rivisto il sistema di illuminazione, con una tecnica mista che unisce fonti fisse e pre-calcolate ad effetti real time, in grado assieme al pacchetto di elementi materici e di superfici introdotti, di offrire un colpo d’occhio complessivo senza dubbio più accattivante. Ma, in ogni caso, è sempre possibile, in qualsiasi momento e in tempo reale, passare da una visualizzazione all’altra, per chi preferisse rivivere in tutto e per tutto l’esperienza di una volta o per chi, al contrario, apprezzasse il balzo in avanti programmato da Aspyr. Nel complesso, a nostro giudizio il gioco rende al meglio in modalità portatile, dove poter apprezzare al meglio i ritocchi grafici, in un contesto ludico senza dubbio ricco e profondo, anche grazie alla raccolta di ben tre episodi classici della serie con tutto il loro bagaglio di rompicapo, avventure e azione. A patto, però, di poterci dedicare del tempo: le prime avventure di Tomb Raider, infatti, non lasciano spazio a all’indulgenza e, vuoi per la complessità del level design ambientale, vuoi per le difficoltà di salvataggio, vuoi per le richieste di precisione estrema non saranno certo un gioco da ragazzi..!

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La recensione

7 Il voto

Tanti contenuti a un prezzo abbordabile per rivivere alcune delle pietre miliari dell'industria, tirate a lucido per l'occasione; la struttura di gioco senza dubbio ostica, rispetto ai canoni moderni, e un sistema di controllo che fatica a unire modernità e classicità lo rendono un'opera non per tutti, anche se tutti prima o poi dovrebbero farsi un giro nel museo di reperti archeologici e opere d'arte rappresentato dalle prime avventure di Lara Croft.

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