Front Mission 1st: la recensione

Un classico del genere strategico fa il suo ritorno, da Forever Entertainment su Nintendo Switch

La storia di Front Mission è lunga e articolata, tanto quanto il canovaccio diegetico che propone la sua narrazione: titolo strategico a turni nato originariamente per Super Nintendo nell’ormai lontanissimo 1995, venne successivamente pubblicato da Square-Enix in diverse altre occasioni, quasi sempre inserendo contenuti aggiuntivi che tentassero oltre ai nuovi acquirenti anche gli appassionati che già ne avevano assaporato le atmosfere. Riproposto dapprima in salsa home console Sony con la riedizione del 2003 su PlayStation, approdò anche su portatile con la versione per Nintendo DS del 2007, localizzata nell’ottobre di quello stesso anno anche per i mercati occidentali. Da allora, un po’ come descritto per Tactics Ogre, è stato forse più forte l’alone di leggendario mistero attorno all’opera originale che non la reale spinta del mercato per poterne fruire ancora le dinamiche ludiche, ma il revival degli strategici su console iniziato con forza strabordante nel corso di questa generazione di hardware, e che proprio su Nintendo Switch ha visto l’apice della spinta tanto creativa quanto consumistica indirizzata verso questa tipologia di prodotti forse nemmeno più solamente di nicchia, ha convinto Square-Enix ad affidare i diritti di un remake a Forever Entertainment, che non si è lasciata sfuggire l’occasione. E non ci si accontenta del primo capitolo, qui analizzato: sono infatti già stati confermati anche i successivi due episodi della saga, in arrivo nel corso del 2023, sempre su Nintendo Switch.

Forever Entertainment che, nel mare magnum dell’odierno panorama videoludico, affollatissimo di diverse tipologie di operazioni commerciali, capaci di coprire l’intero spettro di tutte le possibilità immaginabili da mente umana (tanto in termini di contenuti, quanto dal punto di vista dell’approccio progettuale) si è ritagliata una sua nicchia di mercato ben precisa. Nel corso deli ultimi anni, infatti, ha saputo stringere accordi commerciali con grandi case che negli anni d’oro a cavallo tra la fine dei ’90 e l’inizio dei 2000 hanno caratterizzato con le loro produzioni i pomeriggi di milioni di appassionati sparsi in tutto il globo, oggi cresciuti e diventati decisori d’acquisto, grazie al potere economico derivante dalle loro nuove potenzialità di acquisto indipendente: tradotto, i ragazzi di allora sono i giovani uomini di oggi che, non potendo più frequentare le sale giochi né dedicare decine di ore a settimana in spensierati passatempi davanti alla TV, guardano con nostalgia al tempo che fu e, ammaliati dal richiamo irresistibile del viale dei ricordi, alla sola vista di determinati nomi tornano subito a un passato felice, desiderosi di riprovare quelle medesime sensazioni, oggi per lo più annebbiate da impegni e obblighi lavorativi della vita adulta. Ed ecco così che nascono i remake di The House of the Dead, di Panzer Dragoon, o appunto la trilogia del qui presente Front Mission. Tutti progetti che paiono da un lato rispettosi delle opere originarie, dall’altro anche a budget piuttosto contenuto, senza andare né a stravolgere, ma nemmeno a rifare da zero, tanto il comparto tecnico quanto quello stilistico, con aggiustamenti visivi per adattare il pacchetto alle moderne tecnologie di renderizzazione dell’immagine su schermi in alta definizione, ritocchi al comparto prettamente ludico, e una serie di altre piccole aggiustatine per riammodernare il tutto, così da renderlo appetibile anche ad una platea contemporanea. Chi, ad esempio, ha già avuto modo di provare i due titoli SEGA, saprà cosa aspettarsi a grandi linee anche da questo nuovo sforzo da parte del team di sviluppo, incentrato più sulla nostalgia, che su un rifacimento completo con tool odierni del prodotto di una volta.

Il gioco ha uno scenario che ancora oggi risulta piuttosto intrigante, seppur magari non più particolarmente originale, ma senza dubbio ricco di fascino. Ambientato nel 2090, il titolo si svolge sull’isola di Huffman, luogo di fantasia situato nell’oceano Pacifico, non lontano dalle coste messicane. Nel 2002 questa massa emersa dalle attività vulcaniche delle zone circostanti fu classificata ufficialmente come isola e ne venne affidato il controllo alle Nazioni Unite. Tuttavia, nel 2020 gli Stati Uniti del Nuovo Continente (una fazione fittizia inventata per il gioco), conosciuti con l’acronimo di USN, fece un’offerta per sottrarre l’area al controllo delle Nazioni Unite. Ma la Oceania Cooperative Union (OCU), un’altra allenza fittizia del gioco e che annovera tra le sue fila nazioni dell’Asia e dell’Australia contestò questa mossa da parte dell’USN, nel momento in cui entrambe iniziano la colonizzazione nel 2065. La tensione continuò a salire, portando al conflitto conosciuto come Prima Guerra di Huffman nel 2070, che ebbe il risultato di dividere la regione in due parti separate. La pace resta in equilibrio precario per diversi anni, con continue scaramucce sempre più insistenti almeno a partire dal 2086: da lì a quattro anni si scatena poi un secondo conflitto globale, causato dall’infausto incidente di Larcus del 2090 quando l’OCU e l’USN si accusano a vicende di aver causato l’esplosione di una fabbrica abbandonata, dando vita alla nuova guerra. Il goicatore si troverà suo malgrado al centro proprio di questo strano incidente, che darà vita a entrambe le campagne narrative presenti in Front Mission 1st: per comprendere al meglio i misteri della storia raccontata in questo intricato scenario politico internazionale, infatti, il fruitore dovrà vivere gli eventi tanto dal punto di vista di una superpotenza, quanto seguendo gli eventi sull’altro versante. Chi è stato il vero colpevole dell’incidente alla fabbrica Larcus? L’intreccio è fitto e saprà tenervi incollati allo schermo per la durata di entrambe le avventure.

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