Inscryption: la recensione

Paura e delirio sul tavolo da gioco

Ci sono due filoni di giochi che proprio su Switch nel corso degli ultimi anni hanno avuto un vero e proprio boom, sia di produzione che di popolarità (con i due eventi ovviamente interconnessi), riprendendo un’eredità che, a seconda dai periodi e delle regioni geografiche, sono stati spesso appannaggio del PC o degli hardware puramente portatili. Si tratta da un lato dei giochi di carte, con le loro dinamiche di costruzione dinamica del mazzo, studio delle regole e mix tra strategia, abilità e fortuna; dall’altro delle visual novel, con i loro testi, i dialoghi e quella relazione profonda tra narrazione e fruizione tipica di un’impostazione da sempre al centro dei prodotto videoludici. Tra un originalissimo Foretales a un classico Chaos; tra un popolarissimo Yu-Gi-Oh! e un premiatissimo House of Fata Morgana, si inseriscono poi titoli ancor più speciali per trovate di programmazione, messa in discussione della quarta parete e abilità di uscire dai binari tracciati dei generi classici. Pertanto, se Doki Doki Literature Club! ha saputo stregarvi, preparatevi a un’altra avventura capace di stupirvi a ogni…carta pescata dal mazzo. Sì, perché Inscryption tutto è, tranne che quello che vi aspettereste!

Il titolo di Daniel Mullins (già conosciuto per produzioni come Pony Island e The Hex) inizia sin da subito in maniera straniante, visto che tra le opzioni della schermata iniziale, quella per lanciare una nuova partita sarà presente, ma non selezionabile. Non vi resta, quindi, che continuare il gioco, riprendendo i salvataggi…di qualcun altro, che ha dovuto misteriosamente interrompere la sua run, lasciando a voi il compito di proseguire lungo un cammino già iniziato. Un cammino che vi porterà (inizialmente) a sedervi al tavolo da gioco, sito in un oscuro capanno sinistramente illuminato soltanto da candele, per prendere parte a una partita a carte contro un misterioso avversario-narratore seduto all’altro capo del tavolo stesso. Una figura misteriosa, avvolta dalle tenebre, che vi guiderà, come in una sorta di macabro tutorial, lungo i primi passi di gioco, salvo poi rivelare passo passo la sua vera natura lungo il dipanarsi del canovaccio narrativo. Un canovaccio intessuto in maniera sapiente da parte del programmatore, ricchissimo di continue sorprese e colpi di scena, in un continuo rimando tra realtà e finzione, quarta parete e universo finzionale, azione e interazione e narrazione diegetica ed extra-diegetica. Un rimescolio di ruoli continuo tra chi gioca e chi è giocato, secondo canoni non codificati, e pertanto capaci di stupire il fruitore in un costante ed incessante andirivieni di rocambolesche sollecitazioni sempre pronte a rimescolare…le carte in tavola (!!!).

Svelare troppo nel dettagli i continui cambiamenti di situazione, interfaccia e interazioni tra il giocatore e il gioco in un prodotto come Inscryption sarebbe da un lato sbagliato per il lettore (che si rovinerebbe gran parte dell’esperienza, assolutamente da vivere invece in prima persona, console in mano) e dall’altro sbagliato anche per il recensore, che finirebbe per cadere in una tentazione ovvia, ma infida e subdola: questo perché i piani di lettura, i tagli interpretativi e le diverse modalità in cui il gioco può o deve essere affrontato lungo il suo percorso interno sono davvero molteplici e affermare con sicumera la propria comprensione dei vari colpi di scena e delle varie sorprese di punto di vista finemente programmate dal team di sviluppo sarebbe arrogante e ingenuo. Quello che possiamo dire è che le atmosfere hanno tinte senza dubbio dark, a tratti sospinte con forza verso l’horror puro, vuoi per la direzione artistica che ne determina fortemente lo stile, vuoi per i particolari contenuti anche solo del gioco di carte che funge da sostrato ludico all’infrastruttura del prodotto, vuoi soprattutto per dialoghi, inquadrature e spaventi improvvisi legati ai repentini colpi di scena sopra accennati. Questo file rouge, rosso come il sangue delle creature viventi imprigionate e sacrificate nelle e per le carte, o come la fiamma delle candele che, spesso e sovente, saranno l’unica fonte luminosa che vi permetterà di visualizzare il contesto ambientale attorno a voi, permea tutti i diversi momenti e le diverse anime della produzione. Per cui preparatevi: giocando a Inscryption potrete assaporare svariate sfaccettature di tensione, come raramente capita all’interno di un semplice videogioco.

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