Haven: la recensione

Travolti da un insolito destino nelle verdi pianure di un pianeta lontano.

Il tutto funziona bene perché a fare da collante ad ognuna di queste azioni di per sé banali c’è il bellissimo rapporto tra Yu e Kay: le linee di dialogo sono tantissime, tutte quante rigorosamente tradotte in italiano e doppiate in inglese (e anche piuttosto bene). La bravura degli sceneggiatori è stata quella di creare, nonostante l’ambientazione fantascientifica, un’atmosfera piacevole che sa persino di quotidiano. Sarà che arrivavo dalle disavventure amorose del protagonista di Catherine: Full Body, ma è stato bello assistere a degli scambi di sincero affetto e a una storia d’amore come non vengono spesso raccontate nei videogiochi. In mezzo a tutta questa dolcezza, non mancheranno comunque diversi momenti più “piccanti”, con atteggiamenti e discorsi magari non adatti ai più giovani, ma che contribuiscono a dare quel senso di normalità, come ci aspetterebbe da una neo-coppietta di ventenni.

A volte le conversazioni si faranno però più impegnative, scoprendo man mano il passato dei due protagonisti e il motivo che li ha spinti ad abbandonare il loro pianeta natale per arrivare su un pianeta sconosciuto e disabitato. Anche se ci sono troppi elementi che non tornano: cos’è la ruggine? C’è la mano dell’uomo dietro la sua creazione? E perché su Fonte ci sono segni di una passata colonizzazione se non c’è anima viva? La storia è intrigante, una sorta di Romeo e Giulietta fantascientifico, con quel pizzico di distopia che non ci sta mai male. Le premesse sono probabilmente migliori dell’epilogo, ma rimane comunque un intreccio interessante da seguire, merito soprattutto di un’ottima caratterizzazione dei personaggi principali.

Dove invece il gioco fatica è sul versante tecnico. La pecca più fastidiosa è un bug che provoca la chiusura del software senza motivo apparente. Fortunatamente è presente la funzione di salvataggio automatico ad ogni passaggio di area, ma durante la quindicina di ore di gioco (anche se con un’esplorazione più sommaria si può tranquillamente arrivare ai titoli di coda in meno tempo) avrò avuto una decina di arresti forzati, uno persino nelle fasi finali di maggior pathos. Inoltre, non solo le aree da esplorare sono piuttosto spoglie e ripetitive a livello estetico, ma le superfici e i modelli dei protagonisti sono anche resi in maniera alquanto grezza, a differenza invece degli avatar in stile anime che accompagnano i dialoghi che sono invece molto ben fatti. Così come il video introduttivo: ogni volta che ero costretto a riavviare il gioco a causa del bug, ero comunque felice di poter rivedere le psichedeliche sequenze in stile anime, piene di colori e ricche di sensualità. In più, le immagini (come il resto del gioco) sono accompagnate dalle note composte da Danger, per una soundtrack dalle sonorità elettroniche di altissimo livello. Una opening semplicemente spettacolare (e che potete guardare a questo link).

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Come vi avevo anticipato in apertura, il bello è che se volete potete giocare interamente in modalità cooperativa, anzi, gli sviluppatori incoraggiano a condividere l’esperienza insieme al proprio partner. In questo modo sarà necessario collaborare per ognuna delle attività sopra descritte: per cucinare e preparare i medicinali ogni giocatore contribuisce con una tipologia di ingrediente; durante le conversazioni le scelte delle linee di dialogo da far pronunciare ai personaggi devono essere prese di comune accordo; nelle battaglie bisogna coordinarsi nelle strategie e durante l’esecuzione degli attacchi combinati, oltre al fatto (tenerissimo e in pieno stile con la filosofia del gioco) che attivando lo scudo in realtà non si difende se stessi dagli attacchi nemici, ma il proprio compagno.

Nonostante una conversione per Switch con diverse pecche dal punto di vista tecnico – in primis su tutto il bug che spero possa essere risolto da un aggiornamento futuro – ci sono quindi molte cose che funzionano bene in Haven. Alla fine, a rimanere è il ricordo di due dei personaggi meglio sviluppati e a tutto tondo che abbia avuto modo di incontrare nella mia intera esperienza videoludica. Il gameplay, pur valido, passa quasi in secondo piano davanti ad un tale affiatamento: per trovare una storia realistica nella sua quotidianità, c’era bisogno di viaggiare nello spazio profondo.

La recensione

7 Il voto

Nonostante una conversione per Switch con diverse pecche dal punto di vista tecnico, a rimanere è il ricordo di due dei migliori personaggi che abbia mai incontrato. Il gameplay, pur valido, passa quasi in secondo piano davanti ad un tale affiatamento: per trovare una storia realistica nella sua quotidianità, c'era bisogno di viaggiare nello spazio profondo.

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