R-Type Final 2: la recensione

Dall'epoca gloriosa dei coin-op arriva uno sciame di navicelle spaziali pronte a salvare l'umanità!

Ai videogiocatori più navigati il nome R-Type rievocherà sicuramente emozioni e ricordi legati all’epoca d’oro dei cabinati e delle sale giochi. Uscito infatti nel 1987 come coin-op e successivamente convertito praticamente in qualsiasi formato, R-Type è quello che può essere a tutti gli effetti considerato come uno degli archetipi degli sparatutto a scorrimento orizzontale. Prendendo il via da una campagna di crowdfunding il team Granzella, costola di Irem, i creatori originali della serie, ha ridato vita e lustro alla serie dopo qualche anno di silenzio con questo R-Type 2 Final. Vediamo quindi se il lavoro pubblicato alle nostre latitudini da NIS America riesce a passare indenne alla prova del tempo.  

Dal punto di vista sia estetico che di gameplay il lavoro svolto è improntato all’estrema coerenza e continuità con il filone originale. Quelli che infatti sono sempre stati i marchi di fabbrica della serie, ossia la gran festa di effetti luce a schermo ed il ritmo quasi compassato della battaglia sono pienamente rintracciabili. Tuttavia non tragga in inganno questa mancanza di frenesia, quello che abbiamo fra le mani è un gioco difficile, tanto difficile. I livelli di difficoltà proposti sono cinque e già a livello normale (il 3°) la sfida sarà davvero improba, considerando oltretutto che è sufficiente un solo colpo subito per mandare la vostra navicella in frantumi. Chi vi scrive ha dovuto mettere da parte l’orgoglio e giocare a livello bambino (il 2°). Considerando che ogni avversario che incontreremo lungo il nostro vagare interspaziale ha un proprio pattern di movimento ed attacco, in particolare i boss di fine livello, dovremo applicare una buona dose di strategia e di trial and error per uscirne indenni. Una curva di difficoltà meglio bilanciata avrebbe sicuramente reso il gioco più fruibile e meno frustrante.

Gli strumenti che ci vengono forniti fortunatamente sono devastanti: il Beam ed il Force Pad. Il primo è un colpo caricato che guadagna potenza in base a quanto tempo lo si riesce a tenere in carica, ha come difetto principale il fatto di lasciarci praticamente indifesi durante la ricarica stessa. Il secondo è invece una sorta di drone accessorio che può essere attaccato alla nostra navicella fornendoci ulteriore scudo oppure lasciato libero di vagare per lo schermo e di attaccare i nemici. Potremo decidere strategicamente di posizionare il Force Pad sul fronte o sul retro della nostra navicella spaziale, a seconda della provenienza degli attacchi. Inoltre, tramite una pressione del tasto B potremo scagliarlo alla massima potenza come attacco d’emergenza.

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