World’s End Club: la recensione

Tutt'altro che la fine del mondo.

Esplorare zone diverse con compagni diversi porta alla scoperta di informazioni differenti e per raggiungere il vero finale (in qualcosa di più di una dozzina d’ore) è necessario percorrere tutti i possibili snodi: riuscire a mettere insieme tutti gli indizi dà una certa soddisfazione, anche se alcuni passaggi sono resi decisamente complessi e poco fruibili da un pubblico non anglofono a causa di una localizzazione “a metà”. Dialoghi e interfaccia sono completamente tradotti in italiano, anche se con numerose storture e imprecisioni, che a volte sfociano in battute completamente travisate: se non avessi avuto l’audio in inglese, alcuni passaggi mi avrebbero decisamente lasciato perplesso. Ancora, è possibile impostare l’avanzamento automatico dei dialoghi, ma la funzione taglia brutalmente il doppiaggio a metà frase: di questi tempi la traduzione in italiano è senza dubbio apprezzabile, ma un po’ più di cura non avrebbe guastato.

Un discorso simile si può fare purtroppo per la decisione di aver inserito alcune sessioni di puzzle-platform: fin dal nostro risveglio al luna park, ad alcuni capitoli esclusivamente di dialogo (in pieno stile visual novel) si alternano fasi in cui dovremo arrampicarci in giro, scappare da mostri oppure sconfiggerli, il tutto inframezzato da enigmi ambientali veramente generici. Ad inizio partita si può impostare il livello di difficoltà (immagino in relazione alla potenza dei nemici), ma per dei giocatori con un minimo d’esperienza, il vero nemico da sconfiggere sono i comandi, poco reattivi e legnosi come si vedono raramente in produzioni di un certo livello. Se sulla carta questi momenti potrebbero aiutare a movimentare il ritmo della storia, in realtà si rivelano più che altro una seccatura. L’unico elemento vagamente interessante è la possibilità di risvegliare abilità speciali sopite con una trasformazione à la Power Rangers (cui gli sviluppatori si rifanno in maniera piuttosto esplicita).

Il clima è infatti quello tipico di una serie shonen, ovvero ricca di azione e grandi avventure. Purtroppo, non appare così chiaro chi gli sviluppatori abbiano pensato come pubblico del loro gioco. Da una parte l’età dei personaggi (con un character design in realtà molto piacevole), l’atmosfera da avventura estiva, le chiacchiere da campeggio davanti al falò e una difficoltà molto bassa farebbero pensare a ragazzini intorno ai 10 anni; tuttavia alcuni temi trattati, battutine a doppio senso qua e là ed elementi più cupi lo renderebbero adatto ad un pubblico più adulto. Il risultato è una via di mezzo che non riesce ad accontentare nessuna delle due parti: troppo maturo per dei ragazzini, troppo fanciullesco per gli adulti.

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La recensione

6 Il voto

World's End Club parte col piede giusto: sebbene il sotto-genere delle "visual novel con ragazzini che combattono per la sopravvivenza" sia piuttosto inflazionato, l'inizio sembra promettere bene. Quando però si entra nel vivo, una storia sci-fi che sa di già sentito non riesce ad appassionare (ma comunque meglio delle fasi platform davvero poco ispirate). Se un pubblico abbastanza giovane potrebbe gradire le vivaci chiacchiere tra compagni, un pubblico più adulto vedrà solamente una serie di cliché con davvero troppe poche idee originali.

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