Pokémon Perla Splendente: la recensione

Un viaggio (indietro nel tempo) nella regione di Sinnoh, con tutto il carico di nostalgia dell'epoca Nintendo DS

Come da tradizione, anche su Switch è tempo di remake dei Pokémon del passato: a completamento di un’offerta sempre più corposa e variegata, per la stagione natalizia di quest’anno il piatto forte per gli amanti dei mostriciattoli tascabili è infatti Diamante Lucente/Perla Splendente, riproposizione di uno dei capitoli più amati, uscito originariamente su Nintendo DS. La produzione qui esaminata si aggiunge a numerosi altri giochi del famoso brand giapponese già disponibili o comunque annunciati per l’hardware ibrido della casa di Kyoto, che soprattutto per quanto riguarda proprio Pokémon sta ampiamente tenendo fede alle promesse delle origini: unendo quelli che fino alla scorsa generazione erano i filoni separati delle produzioni portatili o casalinghe in un’unica libreria, la Switch è ormai saldamente al comando della classifica delle console più amate di sempre per gli amanti di Pikachu e soci. Al di là di preferenze soggettive o qualità dei singoli prodotti, infatti, sull’attuale piattaforma di Nintendo troviamo uno spin off dall’accessibilità facilitata, studiato per il pubblico attratto dall’App mobile Pokémon GO (Let’s Go Pikachu/Evee); un picchiaduro sviluppato in collaborazione con uno dei team più esperti del settore (Pokkén Tournament DX); un capitolo interamente inedito, con tanto di nuova regione e generazione di mostri, sviluppato con un approccio moderno alla costruzione del mondo di gioco (Pokémon Spada/Scudo); svariati piccoli progetti su eShop (da Pokémon Café a Pokémon Unite); uno spinoff atteso da moltissimi anni (New Pokémon Snap). Il tutto completato dall’arrivo previsto per gennaio 2022 del primo approccio veramente rivoluzionario alla formula classica di gioco: Pokémon Legends – Arceus, che promette un’esperienza più esplorativa, d’azione e single player che mai. Insomma, un quadro ben più che completo, arricchito dalla riproposizione in alta definizione della regione di Sinnoh, qui presa in esame.

Il processo non è affatto nuovo in casa The Pokémon Company, visto che sostanzialmente da sempre gli episodi più popolari del passato vengono ripresentati sulle console di nuova generazione, con un rifacimento del trucco in grado di allinearne i valori di produzione agli episodi più recenti, andando a soddisfare il palato sia dei nuovi appassionati, che dei nostalgici. In questo caso la casa di sviluppo va a ripescare uno dei titoli più amati della serie, uscito nel pieno del boom di popolarità dell’hardware a due schermi della casa di Kyoto, per ripresentarlo su Switch…ma con un inaspettato twist. Contrariamente alla tradizione, infatti, in questo caso non ci troviamo davanti a una Sinnoh ricreata in salsa Spada/Scudo, con visuale da action 3D e aree semi-open da esplorare liberamente, evitando scontri non più casuali e apprezzando un’impostazione grafica di più ampio respiro, bensì la soluzione adottata è qualcosa di completamente diverso. Vuoi per l’enorme varietà di proposte sopra descritte, vuoi per l’impegno del team principale su alcuni di quei progetti senza dubbio maggiormente ambiziosi, al timone di Perla Splendente (e del suo fratellastro Diamante Lucente) troviamo i programmatori di ILCA e non GameFreak, e un titolo che non adatta l’opera originale alle impostazioni di Galar, bensì una produzione molto più adesa e vicina alle origini da cui trae ispirazione. Lo stile grafico è quello tipicamente definito “chibi”, con personaggi super deformed dalle teste enormemente più grandi del corpo, con ambientazioni “micro” e una visuale a volo d’uccello, che per i capitoli principali era ormai stata abbandonata da diversi anni. L’impatto a primo acchito è quello di una sorta di rimasterizzazione del materiale originale, con una fedeltà assoluta a quanto (di ottimo) era stato realizzato su Nintendo DS, dalla mappa alle dinamiche di movimento, spostamento, esplorazione del contesto ambientale qui riproposto.

Non fraintendete: non è che non esistano novità di nessun tipo, in questo nuovo approccio al capitolo passato che in molti di voi già conosceranno. Da un lato, troviamo alcune aggiunte contenutistiche, dall’altro anche alcuni lievi miglioramenti in termini di svecchiamento di dinamiche, gestione o interfaccia utente. La possibilità di condividere i punti esperienza con tutto il party, ad esempio, è novità gradita che riesce senza dubbio a rendere l’esperienza di gioco più vicina alle dinamiche e alle esigenze del pubblico odierno (anche se alcuni irriducibili storceranno il naso, forse, davanti a una piega in qualche modo più moderna). Allo stesso tempo, i nuovi “dungeon” sotterranei sapranno offrire una maggiore varietà di ambienti e Pokémon da catturare, una modalità di fruizione multiplayer anche online e, più in generale, un’area di maggior respiro per quanto riguarda le dinamiche successive al completamento dell’avventura principale. Tutto questo però sostanzialmente non convince fino in fondo, perché gli interventi in termini di QoL risultano comunque minoritari e poco significativi, laddove la nuova esperienza di gioco non sembra ottimamente integrata al resto dell’universo narrativo né ludico (consentendo ad esempio un accumulo sproporzionato di punti esperienza), senza contare come vada a sostituire (nelle intenzioni degli sviluppatori) il vero e proprio “post-end-game”, offerto dalla versione Platino su Nintendo DS (i cui contenuti vengono qui del tutto evitati, proponendo “soltanto” le due versioni base Diamante/Perla). Insomma, quanto aggiunto non compensa quanto non riproposto e, in senso lato, fatica a lasciare il segno.

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