Tinykin: la recensione

Quando Pikmin incontra Paper Mario grazie ai creatori di Rayman Legends, nasce poesia videoludica

Una delle dinamiche più affascinanti degli ultimi anni è quella che coinvolge programmatori legati a grandi publisher e resisi famosi anche da produzioni di nome e successo non indifferente, che decidono di percorrere la via dell’autoproduzione perseguendo la propria vena creativa a discapito del budget. Un percorso di carriera reso possibile grazie alla vera e propria esplosione del panorama indie, con le sue libertà artistiche, supportate però ormai anche da concrete possibilità di pubblicazione e promozione, capaci di garantire anche successi più che discreti (per non dire eclatanti, a volte). Ed ecco così che chi ha lavorato a Rayman Legends se ne esce con l’ottimo Splasher, per poi provare a ripetersi oggi con il fresco Tinykin.

Nel titolo in questione vestiremo i panni di un protagonista che, in arrivo da un pianeta alieno, deve ritrovare la cara vecchia terra ma, una volta giunto sul posto, per motivi enigmatici viene rimpicciolito alle dimensioni di un insetto. Incipit chiaramente ispirato da Pikmin, come del resto gran parte del gameplay, che vi vedrà a quel punto partire in spedizione lungo diverse missioni ambientate nelle varie stanze della casa in cui siete capitati. Per chi fosse appassionato, anche per interposta persona, anche con i cartoni animati di oggi, oltre che coi prodotti Nintendo dell’era GameCube, il contesto e il tono (spensierato e colorato nella resa comunque piuttosto verosimile degli ambienti) ricordano da vicino le disavventure dei Floogals, per un titolo in grado di richiamare l’attenzione a livello strutturale ed estetico, anche dei vostri figli (sempre che ne abbiate e siate già in età, ovviamente!). Attenzione, però: pad alla mano il divertimento al massimo è per tutti, di certo non solo per una fascia di età più bassa. Ci muoviamo tra i colori pastello di un libro per bambini, spinti dal quieto silenzio di una casa di famiglia ben arredata, ma poco vissuta, sospinti dallo stile dei cartoni animati della domenica mattina, ma il senso di avventura ed esplorazione è nelle nostre mani: questo affascinante mondo è tutto da scoprire, tanto per i più piccoli, quanto per noi diventati adulti, nostalgici di dinamiche ed atmosfere dei platform di tanti anni fa.

Il titolo in questione però ha una fonte di ispirazione ludica e una estetica molto precise, rasentando a tratti l’eccessivo citazionismo. Entrambe le opere sono di casa Nintendo e rispondono al nome di Pikmin e di Paper Mario. Ora, se il secondo ha forisstimi richiami artistici, nella realizzazione di protagonisti e personaggi bidimensionali, dello spessore di un foglio, con tanto di animazioni in cui il protagonista rivolge sempre la sua faccia verso la camera, anche muovendosi in profondità nella parallasse della visuale, allontanandosi dal giocatore, questo stile viene però inserito in ambientazioni completamente tridimensionali da esplorare, secondo dinamiche di interazione tipiche delle avventure del Capitano Olimar. Nell’indagare gli spazi della casa a nostra disposizione, infatti, dovremo trovare innanzitutto alcuni dei suoi curiosi abitanti: chiamati Tinykin, sono suddivisi a seconda di specifiche caratteristiche (laddove ad esempio i primi che incontrerete, di colore rosso, saranno i più forzuti della compagnia) evidenziate dal loro cromatismo. Una volta incontrati, essi inizieranno a seguirvi senza sosta, come fossero l’ombra dell’avatar da voi controllato. Identificato un bersaglio, potremo scagliarli nella direzione desiderata semplicemente tramite la pressione dei tasti dorsali (verificandone la traiettoria prima, ed eseguendo il lancio poi), gestendo la mira tramite il sistema classico dei doppi analogici. Portato a termine il loro compito, essi torneranno docilmente dal padrone, ma non temete: qualora dovessero perdersi lungo il percorso, potrete sempre richiamarli attorno a voi semplicemente fischiando. Suona tutto dannatamente familiare, o sbaglio? E la sensazione aumenta se pensiamo che il compito sarà quello di raccogliere svariati elementi ed oggetti al fine di costruire un bizzarro strumento che, teoricamente, dovrebbe aiutarci a tornare sia delle dimensioni normali che, soprattutto, sul nostro pianeta, avendo danneggiato la navicella con la quale abbiamo compiuto il disastroso viaggio iniziale. Un omaggio forse fin troppo palese, ma in fondo la cosa può anche fa piacere, nell’assenza prolungata di un quarto inedito episodio della serie di Nintendo, senza contare che non mancano comunque gli spunti di originalità e differenziazione.

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