Kamiwaza: Way of the Thief: la recensione

Se il Bushido è la via del Samurai, quale sarà il percorso del Ladro? Scopritelo con la nostra recensione!

C’era una volta la pletora di produzioni “AA“, cioè titoli sviluppati da realtà di sviluppo intermedie, con budget piuttosto limitati e prive del tam tam mediatico dei grandi progetti in mano ai publisher o legati ai brand di maggior richiamo; erano tantissimi e costituivano il pane quotidiano di intrattenimento per milioni di appassionati sparsi per il globo, tra una “hit” e l’altra. Il lento ma inesorabile processo di accorpamento della forza lavoro del settore in un numero sempre più ristretto di team dalle dimensioni sempre più gargantuesche, centralizzando gli effort di tanti programmatori su meno progetti, in grado però di generare profitti sempre più ampi ha rischiato di far sparire questa tipologia di offerta dagli scaffali internazionali, a discapito della varietà di opzioni per la fruizione da parte del consumatore. Per (nostra) fortuna, diversi fattori sono entrati in scena per preservare, invece, anche questo ammasso variegato e multiforme di produzioni: il boom degli store digitali, che ha abbattuto molti limiti di pubblicazione e abbassato notevolmente i costi di distribuzione; la diffusione di tool di sviluppo middleware, che ha aperto le porte alle più complesse tecnologie anche per piccoli gruppi indipendenti e, con tutto questo, l’esplosione di popolarità del mondo “indie“, divenuto ormai ben più che una moda. Un filone parallelo per mantenere in vita questo tipo di contenuti, invece, si è rivelato essere quello della nostalgia e della riproposizione: complice il gap tecnologico con crescita esponenziale dell’ultimo decennio, non soltanto i veri e propri remake, ma anche i più semplici ed economici remaster hanno trovato il loro senso commerciale, offrendo versioni tirate a lucido per gli schermi e le risoluzioni moderne i contenuti inediti di inizio anni 2000, dando respiro alla creatività di allora anche presso un pubblico più giovane e, chissà, incuriosito da produzioni fuori dai consueti schemi.

Ed è in questo scenario che si inserisce Acquire: team di sviluppo di dimensioni ridotte, si è reso popolare in epoca PlayStation 2 soprattutto grazie alle epiche gesta del ninja della notte, conosciuto sotto il marchio di Tenchu; avventure action con forte impronta stealth, ambientate in un Giappone feudale mistico e misterioso, violento e arcano, sovrannaturale e senza pietà. Pur senza appartenere alla schiera delle produzioni più ambiziose, l’opera fu in grado di accaparrarsi una folta schiera di seguaci e consentì ai programmatori di tentare anche nuove strade e proporre variazioni sul tema di natura sperimentale. Tra i titoli che seguirono il solco del successo tracciato dal loro precursore, troviamo senza dubbio Kamiwaza, produzione del 2006 che vide la luce sulla console a marchio Sony, soltanto nel paese del Sol Levante. Almeno fino a oggi: nell’epoca delle riproposizione a basso costo di opere già prodotte in passato, infatti, trova giustificazione commerciale il ripescaggio di questa piccola e sconosciuta proprietà intellettuale, tanto più che per la prima volta può ambire a un respiro anche internazionale, con il remaster ditribuito digitalmente in tutto il mondo di Way of the Thief.

Il contesto narrativo ci vede, ancora una volta, inseriti in un mondo ispirato al Giappone medioevale, questa volta nei panni di una sorta di orientale Robin Hood, che ruba ai ricchi per donare ai poveri. E di poveri è pieno il mondo, in questa ambientazione piuttosto realistica e verosimile, fatta di miserie ed ingiustizie. Il gioco vi chiederà infatti di impersonare Ebizo, un onorevole furfante che si aggira, furtivo, per le strade di Mikado, per mettere alla prova le vostre abilità di ladro. Il titolo infatti vi presenterà con una ambientazione cittadina, sppur ovviamente declinata secondo i dettami dei villaggi dell’epoca, all’interno della quale percorrere i diversi distretti e quartieri, attivando svariate missioni che vi metteranno spesso alla prova sotto due punti di vista, intrecciati per altro all’arco narrativo: deciderete di percorrere il sentiero dell’onore per il bene della famiglia? E, d’altro canto, avete le abilità necessarie per sopravvivere nelle strade di Mikado? L’impostazione fortemente stealth di svariate sessioni di gioco, infatti, verterà sulle vostre abilità di ladro dilettante, con una forte componente decisionale derivante dal presupposto del canovaccio: dopo una rapina andata terribilmente male, il ladro protagonista si lascia alle spalle il suo turbolento passato per vivere una vita tranquilla con l’unica sopravvissuta all’incidente, una giovane ragazza di nome Suzuna. Ma quando si ammala, Ebizo deve tornare alla sua vecchia vita per salvare quella di Suzuna: un incipit che vi spingerà sin dalle prime fasi di gioco verso la delinquenza, ma per nobili motivazioni, in un continuo rimando tra giusto e sbagliato, tra luci e ombra.

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