Persona 5 Strikers: la recensione

Ladri di cuori, finalmente su Switch

Ma in cosa Strikers si allontana dai tipici Musou e si avvicina di più a un vero e proprio Persona? Beh, innanzitutto non possiamo non notare l’estrema invasività stilistica del titolo Atlus, nel bene e nel male. L’interfaccia di gioco è infatti interamente mutuata da quello stile moderno, colorato, audace e particolare che tanta fortuna ha fatto in casa SEGA con gli ultimi capitoli del famoso franchise JRPG, portando in questo spin off tutto il suo carico di direzione artistica. Persino troppo, in alcuni frangenti, visto che l’estrema ricchezza della user interface permane persino durante le vere e proprie fasi di gioco e combattimento, già di per sé piuttosto movimentate. Questo a volte finisce per tradursi in un overload informativo che rende piuttosto difficile e complessa la lettura dell’immagine. In secondo luogo, atmosfere e universo narrativo restano permeati di quel contrasto tra gioviale superficialità adolescenziale e profondo disagio metafisico tipico dei capitoli principali, con una critica socio-antropologica legata ai valori di fama, successo e socialità messi sotto la lente d’ingrandimento di un giudizio pressoché unilateralmente negativo, svelandone i recessi e i processi più oscuri e profondi, legati alle pulsioni più meschine dell’umanità. Ma ancora, la struttura di gioco suddivisa in fasi esplorative dell’odierna Tokyo (riprodotta in maniera sopraffina e fedele), ampie e prolungate sessioni di dialogo, per poi passare ai dungeon, con tanto di struttura labirintica e scatologica, per approdare spesso e volentieri ad un boss finale. Ed è proprio nel vero e proprio sistema di combattimento che Strikers mutua elementi chiave dai Persona, imbastardendo la dinamica di base dei Warriors.

Se gli scontri, infatti, ricordano molto da vicino le altre produzioni Koei-Tecmo, va anche detto che basteranno pochi istanti spesi nelle prime fasi di scontro del primo dungeon (che fungono sostanzialmente da tutorial) per identificare sin da subito alcune sostanziali differenze, legate a doppio filo con elementi cardine di Persona 5. Da un lato, la struttura a piccole stanze collegate tra loro da spogli corridoi delle aree del Meta-verso si allontanano dalle arene tipiche dei Musou, svincolando Strikers dal concetto di campo di battaglia con obiettivi semovibili, tipico delle avventure targate Omega Force: entrati in uno stanzone dove ad attenderci troveremo i consueti nemici demoniaci della saga Atlus, partirà automaticamente la fase di lotta, lasciandoci scatenare senza troppi patemi legati all’identificazione di un particolare obiettivo sulla mappa. Dall’altro lato, saremo però chiamati a utilizzare tutta una serie di accortezze legate alle particolari abilità di gioco, per riuscire a superare indenni e incolumi anche gli scontri intermedi più basilari, uscendo anche dalla dinamica di “caricamento della barra di energia” tramite uccisione di centinaia di nemici standard, spesso un po’ sovra sfruttata in altri WarriorsQueste accortezze sono legate da un lato alle nostre Personae, dall’altro ai tipici legami di forza e debolezza dei tipi di magie a nostra disposizione, da regolare a seconda della natura dei nostri avversari: Rakunda, Bufu, Dia e via dicendo saranno tutte abilità particolari, in grado di infliggere un elevato numero di danni a nemici specifici che mostreranno debolezze legate al loro utilizzo, così come altri resteranno invece immuni a seconda della loro conformazione demoniaca; sarà quindi importante durante gli scontri, non soltanto eseguire attacchi base o potenti a livello fisico, siano essi ravvicinati o dalla distanza, ma anche usare i nostri punti “magia” per evocare i diversi avatar a nostra disposizione, per portare a termine anche attacchi magici, sfruttando le diverse abilità a nostra disposizione nella maniera più strategica possibile. Aspetto questo legato a doppio filo sia con la cattura di diverse Personae, progredendo nel gioco, che alla crescita del livello di esperienza delle Personae principali, grazie a un sistema di esperienza mutuato dal gioco di ruolo originario. Non fraintendete, però: il tutto resterà sempre nei binari confusionari di un action vero e proprio, dove la capacità di lettura della caotica scena di guerra, unita a una buona dose di riflessi, saranno l’elemento più importante per riuscire a sopravvivere.

Preview: Persona 5 Strikers | Nintendo Wire

La complessità di lettura dell’immagine di gioco cui facevamo prima riferimento non ha nulla a che vedere con il versante tecnico dell’opera Koei-Tecmo in questione; anzi, vuoi per una limitatezza degli ambienti di gioco, vuoi per una dinamica frenetica ma spesso più ponderata rispetto ad altre produzioni similari (come L’Era della Calamità, ad esempio, dove la vastità delle aree e il numero di nemici a schermo sono notevolmente superiori) Persona 5 Strikers riesce nel non semplice compito di preservare un impatto grafico piuttosto soddisfacente. Da un lato, il contrasto della palette cromatica scelta da Atlus risulta vincente anche sull’hardware di Nintendo, mettendo in risalto quanto disponibile a schermo ottenendo un effetto di nitidezza dell’immagine piuttosto riuscito; dall’altro, anche il frame rate sembra piuttosto stabile, ottenendo una fluidità discretamente costante nelle varie fasi di gioco. Il lato più debole della produzione sembra quello legato ai caricamenti, alquanto frequenti e discretamente lunghi, cosa piuttosto fastidiosa durante le sessioni in modalità portatile, anche per un sistema di salvataggio a nostro giudizio ormai obsoleto (visto che all’interno dei dungeon, cioè durante le missioni di combattimento, non è liberamente utilizzabile nonostante la longevità di queste sessioni). Il doppiaggio giapponese e la traduzione italiana dei sottotitoli completano il quadro di una produzione di livello più che discreto, senza dubbio ampiamente godibile anche sulla console ibrida della casa di Kyoto. 

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La recensione

7.5 Il voto

Persona 5: Strikers segna l’esordio della famosa saga di JRPG di Atlus su Nintendo Switch e si parte col botto! Il versante tecnico supporta in maniera discreta un’opera di forte impatto stilistico, con un gameplay misto davvero convincente. La raccolta di demoni, la crescita progressiva delle abilità, l’alternanza dei membri del party e l’esplorazione di oscuri dungeon demoniaci, alternati a una moderna e digitalizzata Tokyo, riescono a conservare degnamente le atmosfere e lo spirito, non solo narrativo ma a tratti anche ludico, di Persona, introducendo però un frenetico dinamismo tipico degli action game targati Omega Force. La strada intrapresa da Koei-Tecmo di mescolare la serie Warriors con altri pilastri dell’industria videoludica sta producendo titoli in grado di andare ben al di là di una semplice vestizione estetica di elementi Musou ormai abusati, proponendo risultati davvero interessanti e capaci di offrire pseudo-prequel o semi-sequel di indubbio interesse per gli amanti di queste mitiche saghe dell’intrattenimento digitale di stampo giapponese.

Valutazione

  • 7.5 0
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