A Tale of Synapse: The Chaos Theories: la recensione

I conti non tornano...

Oltre ai videogiochi che si concentrano sul puro intrattenimento oppure puntano a suscitare delle emozioni, esiste un genere estremamente di nicchia di titoli che cercano di introdurre una componente educativa. Si tratta del filone del cosiddetto edugaming, solitamente rivolto ad un pubblico piuttosto giovane nel tentativo di unire l’utile al dilettevole, ma nulla vieta che non possano essere anche un’esperienza interessante per un pubblico più adulto. In passato vi abbiamo già proposto recensioni su buoni giochi come Homo Machina o Vandals, incentrati rispettivamente su anatomia e graffitismo. In A Tale of Synapse: The Chaos Theories, invece, ci si avventura nel mondo della matematica.

Il breve video introduttivo ci svela che il protagonista è Nero, un giovane synapsiano che vive nella città di Curiosita, dove però non riesce a socializzare con i suoi simili. Trova nella biblioteca del vecchio Psyga un rifugio in cui rintanarsi per ore a leggere e aiutare il proprietario a svolgere alcune faccende, come mettere in ordine gli archivi del seminterrato. E proprio qui che per errore si scatena il potere di un libro che sparge il caos per tutta la città e oltre, costringendo Nero ad allearsi con Sci – una creatura volante simile a una medusa – per tornare a casa viaggiando tra diversi mondi. Una storia molto semplice che funge più che altro da pretesto iniziale ma che in pochi minuti getta comunque delle basi narrative.

A colpire immediatamente è però la direzione artistica, soprattutto gli ambienti di gioco e i fondali: visto il tema della matematica, funziona particolarmente bene lo stile astratto utilizzato, con numeri e forme geometriche che ricordano alcuni quadri di Mirò o Kandinskij. Non c’è una grandissima varietà tra un livello e l’altro, però il suggestivo mondo di gioco rimane probabilmente l’aspetto più riuscito, anche se intaccato da una risoluzione piuttosto bassa (soprattutto nelle scene animate) e un fastidioso effetto di aliasing che rende i contorni di alcuni oggetti poco definito.

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Ma se si può chiudere un occhio su quale aspetto tecnico meno limato, purtroppo diventa più difficile farlo su alcuni aspetti del gameplay. Pensato probabilmente per rendere il gioco più accattivante anche a chi non apprezza teoremi e assiomi vari, il gioco prevede un alternarsi di enigmi a sfondo matematico e fasi puramente platform. Ed è proprio in queste ultime che si ritrovano i difetti più evidenti: comandi poco reattivi, salti dalla fisica strana e più in generale un level design estremamente piatto. Ci sono pure nemici da combattere a suon di mazzate, ma tutto è talmente generico che non ci vorrà molto prima che in voi nasca un sentimento di noia e frustrazione. L’aggiunta di un albero delle abilità da sbloccare con le sfere luminose raccolte all’interno dei livelli, benché apprezzabile, non aggiunge un livello di profondità sufficiente per salvare la componente action.

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