Made in Abyss: Binary Stars Falling into Darkness: la recensione

Avrete il coraggio e la pazienza di addentrarvi nell'Abisso? E sarete in grado di uscirne vivi e sani di mente? Mettetevi alla prova, ma preparatevi a una discesa infernale!

Il titolo è suddiviso in due modalità di gioco principali: una vi metterà sostanzialmente nei panni di Riko e ricalcherà a grandi linee alcuni elementi o momenti già visti e vissuti durante le prime stagioni della serie animata; la possibilità di vestire i panni degli eroi già conosciuti è soddisfacente per gli appassionati, mentre per i neofiti del contesto servirà in qualche modo come un’ottima introduzione al mondo di gioco e alle sue dinamiche principali, grazie soprattutto alla struttura narrativa fonata su personaggi sfaccettati e profondi, con un ampio background cui attingere per coinvolgere il fruitore all’interno di un universo complesso e articolato. La seconda modalità vi permetterà invece di creare un personaggio da zero, ampiamente personalizzabile, e partire all’avventura lungo un arco narrativo del tutto inedito, più fluido e sorprendente anche per chi conoscesse già le gesta raccontate nell’opera originale. Questo approccio risulterà forse meno vincolato da elementi di storytelling prefissati, ma al contempo rappresenta forse l’ambito più riuscito in termini di immedesimazione ed esplorazione. Ed è proprio questo l’aspetto migliore del titolo: con ritmo compassato (a volte fin troppo) e moltissima attenzione al contesto, infatti, il fulcro del gameplay sarà incentrato proprio sulla necessità di muoversi in ambienti complessi e pericolosi, alla ricerca degli elementi necessari per completare le diverse missioni. Muoversi in maniera furtiva, evitando i mostri più pericolosi, ma pressati dall’incombenza della necessità di esplorare ogni più recondito anfratto di questo spazi ampi, ma al contempo claustrofobici, perché sarà complicato indovinare e capire dove si nascondano le risorse che stiamo cercando, piuttosto che la svolta del cammino attraverso cui riuscire a superare i più pericolosi anfratti, così da proseguire verso il livello inferiore dell’Abisso. Il tutto senza contare quanto spesso sia necessario osservare le creature più mostruose, possibilmente da lontano grazie al nostro telescopio, per carpirne segreti e caratteristiche, in modo da completare il nostro bestiario. Nulla in Made in Abyss è semplice, lienare e scontato: esattamente come nell’opera originale, dove solo apparentemente l’universo narrato appare tenero e spensierato; in realtà grattando la superficie (dirigendosi sempre più in profondità) gli orrori sono dietro l’angolo. Angoli presenti anche nella costruzione del level design del titolo qui preso in esame, costituendo forse la pietra angolare di tutta l’opera: l’impossibilità di discernere in maniera semplice la costruzione degli anfratti e la loro estrema verticalità sono una riproposizione fedele del senso di ansia e oppressione trasmesso nell’anime e intatto anche nel gioco di Spike Chunsoft; in particolare, vi ritroverete spesso e volentieri a dover riscalare una parete per tornare sul sentiero più sicuro, dopo esservi calati arrampicandovi verso il basso lungo una parete scoscesa per trovare un particolare elemento necessario per perseguire l’obiettivo della missione. Peccato che risalendo anche solo di pochi metri lo schermo inizi a comunicare l’arrivo della Maledizione, arrivando a consumare prima la barra della stamina (fondamentale per le arrampicate, le schivate, gli sprint e molte altre azioni cruciali) e poi quella della salute, sia fisica che mentale. Riposare, trovare anfratti sicuri, raccogliere ingredienti e cucinare saranno attività assolutamente imprescindibili per poter, semplicemente, sopravvivere.

Se la struttura di gioco appare come una fedele riproduzione delle atmosfere del cartone animato, con tutte le difficoltà di fruizione del caso (così come i protagonisti faticano semplicemente a proseguire passo dopo passo nelle loro esplorazioni anche nell’opera originale), meno interpretabile risulta l’altalenante performance tecnica del gioco. L’opera è sviluppata con Unreal Engine, e questo ha aiutato a creare livelli di gioco a tratti piuttosto ampi e complessi, non banali in termini di game design, con alcune aree della produzione capaci di mantenersi su buoni livelli nonostante il budget piuttosto contento e l’ambizione non di altissimo profilo: alcune texture superano abbondantemente la sufficienza, soprattutto in modalità docked, così come diversi modelli poligonali risultano semplici (anche per via della direzione artistica mutuata dall’anime) ma ben realizzati (soprattutto alcuni mostri riescono a trasmettere la forza immaginifica del creatore). Al contrario, le animazioni sono molto legnose, spesso slegate tra loro, incapaci di trasmettere un senso di convincente compiutezza; sensazione di zoppia ulteriormente ampliata da un frame rate incapace di offrire un adeguato senso sia di velocità che di fluidità anche durante le fasi meno concitate e popolate del titolo. Un gioco che è più gestionale e survival che action, senza dubbio, ma che finisce lo stesso per risultare piuttosto pesante e poco fruibile in diverse circostanze, sia di esplorazione che di combattimento. Inoltre, le aree esplorabili, per quanto discretamente intricante, non sono in realtà molto ampie ma, nonostante questo, risultano spezzettate e suddivise da elementi di “teletrasporto” che mascherano la necessità da parte della programmazione di caricare l’area successiva, finendo per tradursi in un’esperienza troppo granulare e poco coesa od organica. Infine, il comparto sonoro poteva senza dubbio essere gestito meglio, visto che al di fuori delle scene animate (comunque troppo scarne o numericamente insufficienti) difficilmente il gioco riesce a coinvolgere l’utente tramite una colonna sonora accattivante o alla riproposizione degli effetti sonori tipici della serie televisiva. Insomma: la direzione strutturale e ludica è senza dubbio intrigante per la riproposizione interattiva del particolarissimo universo finzionale di Made in Abyss, ma il respiro non è sufficientemente ambizioso per rendere onore all’opera originaria.

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La recensione

7 Il voto

Gestione delle risorse e sopravvivenza la fanno da padrone in questa riproposizione fedele delle atmosfere lugubri e claustrofobiche dell'opera originale. Se il ritmo lento e la difficoltà a intraprendere superficialmente qualsivoglia tipo di azione possono essere un punto di interesse per gli appassionati della saga, l'insufficiente performance in termini di bug, fluidità e tempi di caricamento tarpa un po' le ali a un progetto che si muove nella giusta direzione, ma senza la convinzione necessaria a rendere onore a uno dei manga più originali degli ultimi anni.

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