Chaos;Child: la recensione

Un manipolo di ragazzini alle prese con una indagine più grande di loro, la saga Science Adventures prosegue con Chaos;Child.

Il genere delle visual novel alle nostre latitudini è da sempre un po’ figlio di un dio minore, non considerato dal pubblico di massa, non sempre distribuito, ancora più raramente localizzato. Di conseguenza è da ritenersi senza dubbio lodevole lo sforzo di Spike-Chunsoft nell’offrirci in un double pack Chaos;Head e Chaos;Child, due capitoli della saga Science Adventure Series che in terra nipponica è un vero e proprio fenomeno di massa, tanto da trainare la realizzazione di un anime e molto altro. Questo pack è dunque una squisita occasione per entrare all’interno di questo mondo, con la consapevolezza che la saga è una visual novel pura, nella quale le interazioni richieste all’utente sono prossime allo zero, se si esclude la pressione del tasto di avanzamento del testo e qualche bivio narrativo come spiegato più avanti. Premessa quasi obbligatoria dato che a molti potrebbe invece risultare indigesto un titolo che non scende a compromessi sul versante dell’interattività e del gameplay.

L’introduzione ci racconta i terribili eventi dell’ottobre 2009, ormai noti come il grande terremoto di Shibuya. Un sisma spaventoso in grado di radere al suolo il famoso ed iconico quartiere di Tokyo. Veniamo catapultati nel 2015 quando, grazie ad una efficiente e veloce ricostruzione la città ha ritrovato vitalità e ricchezza. Non tutto è bello come appare tuttavia, alcune teorie iniziano a farsi strada instillando il dubbio che il terremoto in realtà non sia stato un evento naturale ma in qualche modo guidato dalla mano dell’uomo. Inoltre quasi tutti i giovani soffrono di una malattia mentale nota come New Generation Madness, una sorta di disturbo da stress post-traumatico che ha fatto proliferare violenza, omicidi e fatti all’apparenza inspiegabili. Tra questi giovani vestiremo i panni di Takuru Miyashiro, uno studente del terzo anno delle superiori, a capo del giornalino scolastico locale. Proprio quella che sembra essere una banale “indagine” studentesca è l’inizio di qualcosa di ben più grosso, probabilmente in grado di svelare qualcosa di più sugli eventi di sei anni prima.

Data la natura del gioco spiegare qualcosa di più della trama rischierebbe di rovinare il gusto della scoperta e della narrazione nel giocatore. Basti sapere che l’intreccio fantascientifico creato è valido ma in alcuni momenti fin troppo articolato, tanto da renderne la comprensione non particolarmente immediata. Inoltre, essendo pensato principalmente per un pubblico nipponico, alcuni aspetti della trama e alcuni comportamenti dei personaggi, potrebbero non avere troppo senso alle nostre latitudini. Tema particolarmente ricorrente è quello degli hikikomori, ragazzi che si ritirano in isolamento totale, rifuggendo da qualsiasi contatto sociale, piaga sociale in Giappone, ma fortunatamente ancora poco diffusa in occidente. Graficamente il gioco è realizzato con tratti in stile anime, funzionali alla narrazione ed in grado di rendere credibilmente i cambi di mood passando dal leggero e colorato delle ambientazioni scolastiche, all’opprimente e disturbante delle indagini. Come accennato gli unici momenti di gioco per così dire interattivi sono i “delusion trigger” ossia dei bivi narrativi nei quali il giocatore può decidere di visualizzare mentalmente lo scenario ottimista, quello pessimista, o di rimanere impassibile di fronte a determinati eventi. Chiaramente intraprendere una via piuttosto che l’altra può avere delle conseguenze più o meno impattanti ai fini della narrazione. Altro elemento interessanti a supporto del nostro lavoro d’indagine sono i Mapping Trigger, che appaiono qui per la prima volta nella serie Science Adventure. Come nel più classico tabellone delle indagini, il giocatore posizionerà le foto e gli appunti relativi al caso nei punti più appropriati seguendo le deduzioni di Takaru e dei suoi alleati. Le informazioni correlate sono automaticamente collegate da stringhe colorate, evidenziando anche a livello visivo la connessione. Un uso corretto della bacheca aiuta la storia a progredire mentre mancare qualche elemento sulla mappa potrebbe far divergere la storia in direzioni inaspettate.

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Chaos;Child è una visual novel pura, con una trama molto (a volte fin troppo) ramificata, dall’incedere piuttosto lento ma comunque in grado di tenere alto l’interesse grazie ad un buon bilanciamento tra momenti umoristici ed una trama fantascientifica matura ed a volte disturbante. La mole di testo è davvero importante e la naturale assenza di localizzazione rende a volte la fruizione pesante e poco fluida. Proprio questa assenza di compromessi è da una parte la cifra stilistica e punto di forza del titolo, nonché il potenziale punto di debolezza per sfondare sul nostro mercato.  Per gli appassionati del genere siamo di fronte quasi ad un must, per tutti gli altri vale la pena fare qualche riflessione in più.

La recensione

6.5 Il voto

Un gioco come Chaos;Child non può che dividere il pubblico, essendo pensato per un tipo di giocatore molto specifico, quasi purista delle visual novel. Di conseguenza anche il nostro giudizio deve tenerne conto. Chaos;Child è quasi un must per tutti gli appassionati di visual novel, essendo effettivamente realizzato con grande cura, con un intreccio narrativo profondo e molto articolato. L'opera porta con sè il suo carico di elementi distintivi: lunghissime sequenze testuali, poche interazioni a schermo, poco dinamismo. Gli elementi per decidere ci sono tutti, consapevoli che Chaos;Child, ed in generale la saga Science Adventures, saprà ritagliarsi una fetta di appassionati a maggior ragione ora che è stato reso disponibile un gustoso bundle che include anche Chaos;Head Noah.

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