Xbox Series S: Diablo IV: la recensione

Lilith è tornata, rinata a nuova vita con il suo carico di esasperante malvagità: avrete il coraggio di affrontare la nuova impervia sfida per la salvezza dell'umanità?

Anche dal punto di vista del puro gameplay Diablo IV guarda molto al suo passato, ma per arricchirlo e riammodernarlo ai palati e alle esigenze odierne, senza però snaturarsi in alcun modo (cosa almeno parzialmente avvenuta con il terzo episodio della serie) e, anzi, ampliando le principali peculiarità che ne hanno caratterizzato da sempre l’offerta. Il titolo, infatti, resta come fulcro un hack&slash con visuale isometrica dall’alto, caratterizzato da un ritmo frenetico dei combattimenti, infarciti però da una cura particolare in ottica di strategia e raffinatezza. Il semplice button smashing, infatti, non vi porterà molto lontano, spingendovi anzi a pianificare le vostre mosse e azioni sulla base di una valutazione contestuale tanto delle ambientazioni, quanto dei nemici. Fondamentale, quindi, la cura del proprio personaggio rispetto allo stile di gioco di ciascun fruitore, per bilanciarne al meglio attacco e difesa, schivata e velocità, equipaggiamento e abilità. Diablo IV offre ai giocatori inedite opportunità di personalizzazione e rende possibile un’esperienza di gioco fatta su misura, come da tradizione, ma ancor più che in passato, grazie alla varietà intrinseca studiata tanto per la caratterizzazione del personaggio quanto per la scelta dei percorsi dell’avventura, suddivisi tra filone principale e missioni secondarie. Tante, ovviamente, le classi presentate per i vostro eroi anti-eroi, con la promessa di continuare ad arricchire il novero di opzioni col passare del tempo, anche al di là dell’offerta iniziale, già di suo comunque variegata al punto giusto: che optiate per il Barbaro (guerriero e combattente implacabile, per lanciarsi senza indugio nella battaglia, padroneggiare qualsiasi arma e annientare gli avversari), piuttosto che per l’Incantatore (maggiormente dotato nello scontro a distanza, potendo manipolare qualsiasi elemento, per scagliare fulmini, impalare i tuoi nemici con dardi di ghiaccio e far piovere meteore infuocate dal cielo) la conseguenza non sarà soltanto estetica (ambito pe il quale è dedicato l’ottimo editor iniziale, che vi aiuterà a creare le sembianze perfette per il vostro protagonista dei sogni), ma soprattutto prettamente ludica. Se il Tagliagole è variopinto (in quanto avatar camaleontico che offre ai giocatori la possibilità di specializzarsi in diversi tipi di combattimento, dall’avvelenamento alla magia nera), ecco che il Druido è la scelta perfetta per sfruttare la natura selvaggia di tanti scenari (potendosi trasformare con facilità in ogni sorta di creatura, come i lupi mannari ad esempio), laddove invece il Negromante si conferma come la più furba delle classi iniziali (essendo manipolatore della vita e della morte, con la capacità di evocare schiere di servitori non morti per sbaragliare gli avversari). Il tutto senza dimenticare le grandi possibilità di modifica personalizzabile anche per elementi quali il guardaroba e l’equipaggiamento (con la possibilità quindi di variare non soltanto i tratti somatici, la barba, il colore degli occhi, la tonalità della carnagione, la tinta dei capelli, i piercing…ma anche elementi legati ad armi, armature e diversi oggetti in vostro possesso, visualizzabili a schermo in tempo reale), creando così aspetti realmente differenti per ogni giocatore, in grado di esprimere al meglio la propria visione del guerriero che alberga in ciascuno di noi. Ma non finisce qui: l’estrema spinta alla creazione individuale interessa in maniera profonda anche aspetti puramente e prettamente ludici, con l’Albero delle Abilità , che mette a disposizione dei giocatori molteplici skill da potenziare e padroneggiare nel corso dell’avventura a seconda delle proprie inclinazioni in termini di battle system, potendo scegliere di focalizzarsi su una sezione specifica dell’Albero, oppure prediligere la più efficace a seconda delle esigenze del momento, spaziando a proprio piacimento nel generare guerrieri più eclettici. Nel quarto episodio, inoltre, è stato anche introdotto il  tabellone Paragon, cioè una sorta di piattaforma che permette ai giocatori di approfondire la teoria del crafting e anche al di là dell’Albero sopra descritto, visualizzando diversi nodi che conferiscono un ampio ventaglio di statistiche in grado di modificare del tutto un’abilità, sbloccare bonus e migliorare il gameplay. Insomma, l’esperienza di gioco potrebbe davvero risultare estremamente diversificata a seconda delle scelte operate da ogni singolo fruitore, all’interno dell’ampio spettro di possibilità pensate dai programmatori, nel rispetto di un bilanciamento dell’efficacia davvero invidiabile.

Dal punto di vista tecnico, il lavoro svolto per la versione Xbox Series S da noi testata è senza dubbio encomiabile. Pur mantenendo uno scheletro di impostazione molto tradizionale, è evidente rispetto al passato il vantaggio offerto dalla nuova capacità di calcolo computazionale nel mettere a schermo un quadro di situazioni nettamente più ricco e dettagliato. Anzi, paradossalmente è proprio dall’accostamento alla visuale isometrica dall’alto che deriva la netta sensazione di salto generazionale, visto come questo punto di vista abbia sempre sofferto di una riduzione del particolare e dell’effetto visivo, a vantaggio di una visualizzazione d’insieme ampia e utilitaristica. La risoluzione a 1080p (quella massima garantita dall’hardware di riferimento) unita alla mole poligonale e allo splendore degli effetti di luce e rifrazione della stessa contribuisce a presentare al fruitore un colpo d’occhio davvero appagante, dove evocazioni, magie, incantesimi brillano di luce propria, grazie anche a un comparto di texture ambientali molto curato; dove il dettagli dei modelli offre ricercatezza anche negli effetti dilanianti dei colpi e degli attacchi, in grado di offendere nemici e corpi in maniera splatter, ma netta ed evidente, trasmettendo un senso di coinvolgimento invidiabile al giocatore; dove la fluidità garantita da un frame rate apparentemente sempre stabile a 60fps offre un’esperienza di gioco godibile e priva di fastidiosi rallentamenti. Insomma, pad alla mano la conferma è quella di un team capace, con ottimi strumenti a disposizione e intenzionato a offrire il meglio dalle possibilità garantite dalla progettualità di un budget significativo. Diablo è tornato, e non delude.

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La recensione

9 Il voto

Quando la tradizione unisce le forze con l'innovazione tecnica, stilistica e ludica degli hardware di nuova generazione ecco nascere un progetto convincente. Toni cupi come ai vecchi tempi, un rinnovato grado di apprezzamento visivo del dettaglio, tanta fluidità di gioco e, soprattutto, il giocatore al potere, grazie alle enormi opzioni di personalizzazione dello stile di gioco. Un'avventura da non perdere!

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