Lil’ Guardsman: la recensione

La dura vita dell'ispettore di frontiera, vista dagli occhi di una dodicenne.

“Alt! Chi siete? Cosa portate? Ma quanti siete? Un fiorino!”. Chi non ha mai sentito almeno una volta questa citazione tratta dalla commedia “Non ci resta che piangere”, film del 1984 di e con la coppia Benigni – Troisi? Ecco, la vita della piccola protagonista del gioco che ci apprestiamo a recensire è un po’ quella della guardia posta all’entrata del fittizio paese di Frittole. La nuova produzione di Hilltop Studios, studio di sviluppo canadese con base a Toronto, ci pone nei panni della dodicenne Lil, la figlia del capo delle guardie del castello, nella cittadina di Sprawl. In Lil’ Guardsman, infatti, verremo catapultati da un padre più avvezzo al gioco d’azzardo che al duro lavoro, nei panni del guardiano del castello, al cui insindacabile giudizio vengono rimandati tutti coloro che, per qualsivoglia motivo, desiderano accedervi. Mentre papà Hamish è impegnato al pub a piazzare qualche scommessa sul goblinball toccherà quindi alla piccola Lil prenderne il posto con un atteggiamento decisamente più coscienzioso del genitore. Ben presto Lil dimostra di saperci fare e attira l’attenzione dei tre consiglieri reali, che cercheranno di usarne le doti per portare avanti le loro strategie ed i loro sotterfugi politici. In breve tempo saremo al centro di intrighi di corte, cospirazioni e diplomazia, con in mano un potere non da poco per una dodicenne, avendo in pratica il potere di decidere le sorti di Sprawl e dei suoi abitanti.

Lil’ Guardsman è un gioco di deduzione narrativa, ispirato ai classici del genere punta e clicca e alle meccaniche di gioco di Papers, Please. L’ambientazione ed il mood generale invece fanno riferimento soprattutto all’umorismo fuori di testa di Monkey Island e degli altri classici d’avventura Lucasarts degli anni ’90. I due riferimenti di partenza sembrano essere quanto di più distante possibile. Da una parte la narrazione cupa e distopica di Papers, Please, dall’altra i toni scanzonati dei punta e clicca anni ’90. Hilltop Studios a quanto abbiamo visto fa centro riuscendo in una commistione davvero interessante e piacevole. In Papers, Please, vale la pena ricordarlo per chi non lo conoscesse, ci si focalizzava sulla vita lavorativa di un ispettore di frontiera addetto al controllo immigrazione in piena Guerra Fredda, con atmosfere chiaramente ispirate a tematiche politiche forti; il giocatore, addetto al controllo documenti, doveva capire tramite la sua attività di indagine se la persona che gli si parava davanti fosse un terrorista, un criminale o un contrabbandiere al fine di mantenere individui indesiderabili fuori dei confini nazionali o, nel caso, arrestarli. Come facile intuire quindi tutto piuttosto cupo ed opprimente. Lil’ Guardsman porta una meccanica di gioco molto simile invece in un universo narrativo (ma anche visuale) decisamente più leggero e scanzonato. Anche qui dovremo vigilare sugli ingressi al villaggio ma tutto declinato con l’umorismo narrativo tipico dei titoli marchiati Lucasarts. Lil deve prendere decisioni difficili nel decidere chi lasciar passare e chi no, tenendo la sua gente al sicuro da subdoli intrusi.

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