Stilstand: la recensione

Accompagnamo una giovane donna piena di dubbi ed ansie nel suo percorso di rinascita, in questa visual novel coraggiosa e dal tratto inconfondibile

Nella nostra esperienza di videogiocatori possiamo ormai dire di aver visto trattati praticamente tutti gli argomenti possibili, dalle storie più fantasiose a quelle più ancorate alla nostra realtà di tutti i giorni. Tuttavia, il disagio psicologico, la depressione, la crisi esistenziale sono da sempre una sorta di campo minato. Trattare queste tematiche con troppa leggerezza rischierebbe di sminuire un problema senza dubbio importante, dall’altra parte eccedere in realismo rischierebbe di rendere il prodotto videoludico troppo pesante, disturbante e difficilmente fruibile. Trovare il giusto equilibrio e creare un prodotto valido su queste basi non è semplice. Si cimenta in questo arduo compito la fumettista ed illustratrice danese Ida Hartmann, che con questa opera ci porta nel suo mondo, nel suo vissuto alla ricerca del proprio posto nel mondo. Un mondo che tuttavia potrebbe essere anche il nostro, una storia per la quale, data la sua normale quotidianità, non è difficile provare empatia.


Questa graphic novel, sviluppata in collaborazione con il piccolo studio indipendente Niila, segue il viaggio cupo ma pieno di speranza di una donna attraverso una caldissima estate (calda per gli standard di Copenaghen) piena di ansie e solitudine, nel tentativo di rimanere a galla con l’aiuto del mostro ombra che improvvisamente appare nel suo appartamento. Proprio questa versione dark del grillo parlante, una sorta di coscienza extra corporea della protagonista, dalle sembianze informi di una ombra nera, sarà quell’elemento umoristico che riesce ad alleggerire un contesto altrimenti fin troppo cupo.


Stilstand arriverà il 5 novembre anche sulle nostre console grazie al publisher Nakana.io, che ci sta abituando ormai a porting di titoli alternativi, molto particolari e spesso ricchi di significato. Dal punto di vista puramente ludico non dovremo fare molto altro se non scorrere le strisce di fumetto che appaiono a schermo ed interagire saltuariamente con gli elementi segnalati in blu. Un blu che in una grafica totalmente in bianco e nero risalta quanto mai, guidando per mano il giocatore in queste basiche interazioni. Il gameplay è davvero risicato ai limiti dell’inesistenza. Qua e là saremo chiamati a muovere un braccio della protagonista per salutare qualcuno o per portare alla bocca una sigaretta o un drink, piuttosto che farla camminare da una stanza all’altra.

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