Rune Factory 3 Special: la recensione

Uno sguardo al passato per la serie tanto amata di Marvelous, aspettando i prossimi passi nel futuro

La diatriba tra Harvest Moon e Story of Season è ormai quasi un classico, tanto tempo è passato dai primi problemi tra il team di sviluppo, Marvelous e Natsume, ma c’è una costola che non è mai stata intaccata da questi screzi. Si tratta della serie Rune Factory, che dal simulatore di vita agreste mutua diversi elementi sotto svariati punti di vista, ma inserendoli in una cornice più tipicamente RPG, grazie all’introduzione dei mostri e, conseguentemente, dei combattimenti come dinamiche interattiva primaria, quantomeno in termini di differenziazione rispetto alla più diretta concorrenza. Un brand che da sempre, sin dai tempi di DS e Wii, ha trovato sui lidi Nintendo la sua casa ideale e che negli ultimi anni sta cercando di compiere il balzo (in termini d dinamiche e valori di produzione) necessario per restare attuale anche su console odierne, in alta definizione e forse più esigenti per quanto riguarda l’esperienza di gioco, anche per evitare l’effetto saturazione che lo stesso publisher ha contribuito a creare, portando (assieme ad altri titoli come Stardew Valley) questo genere sotto i riflettori del mercato di massa. Ed è in questa nuova direzione che Rune Factory sembra destinato a indirizzarsi, quantomeno stando agli ultimi annunci condivisi dalla casa di produzione, dallo spinoff Project Dragon al solo accennato 6° e inedito episodio attualmente in sviluppo. Ma prima di lanciarci a piedi pari nel futuro, ecco che Marvelous ci guida lo sguardo verso il passato, glorioso potremmo dire, di questa saga, riproponendoci un importante punto di riferimento del proprio portafoglio.

Questa volta è il turno di ritornare alle atmosfere e alle dinamiche di un classico, uno dei capitoli più amati della serie originale, reinterpretato in chiave più moderna sotto il profilo soprattutto tecnico. In Rune Factory 3 Special i giocatori giocheranno nei panni di Micah, un giovane che viene trovato sotto forma di mostro, simile a una pecora e noto con il nome di Wooly, prima di trasformarsi magicamente nella sua forma umana da un giorno all’altro senza alcun ricordo del passato, a esclusione del proprio nome. Ora residente a Sharance, Micah si ritrova coinvolto in un conflitto di lunga data tra la comunità umana e una razza di mostri conosciuta come univir. Con un segreto tutto suo da custodire, il suo obiettivo sarà quello di lavorare per costruire ponti tra le due razze mentre trova il tempo per prendersi cura della fattoria e costruire rapporti con la gente del posto. Riportare la pace nel mondo è un lavoro importante, ma lo è anche prepararsi per l’annuale festival del lancio dei fagioli…insomma, tematiche e dinamiche prese a piene mani da Story of Seasons, ovviamene, ma con quel pizzico di avventura e combattimento in più, da sempre marchio di fabbrica di Rune Factory, all’interno di un universo ludico e finzionale indubbiamente accomunato da svariati elementi.

Il titolo si presenta come la versione tirata a lucido del terzo capitolo della serie, con una serie di piccoli o grandi migliorie per quanto concerne il comparto visivo, ma anche quello delle dinamiche di interazione tra il fruitore e l’universo finzionale ideato dagli sviluppatori. Il gioco propone alla platea contemporanea con una grafica HD senza dubbio nettamente migliorata rispetto al passato, grazie alla risoluzione ma anche ai modelli dei personaggi interamente in 3D, modellati per migliorare i design originali pur mantenendone il fascino dato dalla medesima direzione stilistica. Oltre all’occhio, però, come detto anche i polpastrelli e l’attenzione del giocatore avranno nuove funzionalità di cui godere, considerando quanto siano state rafforzate determinate dinamiche tipiche della serie. La modalità Sposi ad esempio, con nuove avventure indipendenti sbloccate dopo il matrimonio con ciascuna delle 11 possibili fidanzate a disposizione del protagonista, piuttosto che il livello di difficoltà “Inferno”, capace di offrire un maggiore senso di sfida anche per i giocatori più esperti (forse uno dei talloni d’Achille più riconosciuti da sempre alla serie di Marvelous). Insomma: nessuno stravolgimento al prodotto di base, ma nemmeno una pigra spolverata, cercando di adattare più di un elemento dell’originale ad alcune delle aspettative che ormai il pubblico si è costruito verso la serie, dopo i passi avanti in termini strutturali inclusi nel 4° e nel 5° capitolo della saga.

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