KINGDOM HEARTS Melody of Memory: la recensione

L'ouverture della serie targata Square Enix su Switch: buona composizione, ma con qualche nota stonata.

Sono ormai più di 10 anni che mi considero un fan di Kingdom Hearts, la serie RPG di Square Enix che ha visto con il terzo capitolo principale la fine di un arco narrativo che accompagna milioni di giocatori dal lontano 2002. Ma al contempo sono anche un grande amante dei cosiddetti rhythm ‘n’ game, ovvero i videogiochi basati su ritmo e musica. Quando nel 2012 Square Enix affidò a Indies Zero la creazione di un tributo musicale ai 25 anni di Final Fantasy con l’ottimo Theatrhythm (e seguito) per 3DS, pensai: “Certo che una cosa del genere sarebbe perfetta anche per una serie come Kingdom Hearts…”. Immaginate quindi la mia gioia quando venne annunciato Kingdom Hearts: Melody of Memory, e per di più sviluppato ancora un’altra volta da Indies Zero. Quello che ancora non potete immaginare è invece stata la sensazione di dolceamaro una volta provato il gioco.

Partiamo da quello che è senza ombra di dubbio il punto forte del titolo, ovvero la splendida colonna sonora composta dall’immensa Yoko Shimomura. Tra brani scanzonati e melanconici, fino alle epiche musiche di alcuni degli scontri più memorabili della serie, possiamo contare più di 140 tracce, tra cui un riarrangiamento di “Dearly beloved”, la celebre musica di sottofondo nei menu principali di tutti gli episodi, reimmaginata in un’irresistibile versione swingata a ritmo di jazz. La fetta maggiore è composta da tracce tratte dai tre capitoli principali, ma non manca anche una vasta selezione dei due “spin-off” (per così dire…) più corposi, ovvero Birth by Sleep e Dream Drop Distance. A dirla tutta, nonostante sia il più recente, è proprio il terzo capitolo ad essere il meno rappresentato, per di più includendo soprattutto canzoni ben note agli appassionati Disney.

Ah, giusto! Perché per chi non conoscesse la serie, Kingdom Hearts nasce dalla collaborazione di Square Enix e Disney Interactive Studios, con personaggi completamente originali e altri mutuati dai due colossi dell’intrattenimento (comprese incursioni da Final Fantasy e The World Ends With You). Il trio storico composto da Sora, Pippo e Paperino viaggia tra diversi mondi – dall’Isola che non c’è al castello della Bella e la Bestia, passando dal Paese delle meraviglie di Alice e persino lo stomaco della balena di Pinocchio – per liberarli dall’oscurità e dalle creature maligne che li invade. Solitamente li combatteremmo con meccaniche tipiche di un action-RPG, ma in questo caso sarà la nostra più grande arma è la capacità di andare a ritmo con la musica.

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I livelli sono infatti strutturati come battaglie musicali sul campo, con Heartless, Nessuno e altri scagnozzi ben noti ai fan della serie che ci si parano davanti in pattern che rispecchiano appunto l’andamento della canzone. Nel frattempo, Sora, Paperino e Pippo corrono uno di fianco all’altro su una specie di pentagramma infinito che li conduce in alcune delle ambientazioni dei mondi corrispondenti alla traccia selezionata. Per lanciare un nostro attacco, è sufficiente premere un tasto qualsiasi tra il pulsante A e i dorsali L o R in corrispondenza di ogni nemico, guidati eventualmente da guide ritmiche con circoletti che danno un aiuto visivo per chi non se la cava molto bene con il ritmo (o eventualmente per chi ha difficoltà uditive). Se per gli attacchi standard è indifferente quale dei tre si prema, diverso quando ci si parano davanti gruppi di avversari che richiedono di pigiare contemporaneamente due pulsanti, se non tutti e tre. Ci sono anche attacchi magici da attivare con la X al sopraggiungere di cristalli speciali, avversari sospesi da abbattere combinando salto (con il tasto B) e attacco standard, oppure ancora note sospese da raccogliere librandosi nell’aria tenendo premuto la B e muovendo Sora con la levetta analogica.

Non potendo sfruttare il touchscreen come fu con Theatrhythm, tutto sommato le meccaniche musicali non sono nemmeno così terribili, anche se lungi da poter essere giudicate particolarmente creative e originali. L’idea di premere liberamente uno dei tre tasti principali senza vincoli di personaggi, all’inizio mi sembrava una scelta di nuovo poco ispirata, ma devo ammettere che ai livelli di difficoltà più ostici con un elevato numero di nemici, sarebbe stato impraticabile fare altrimenti. Inoltre, aiuta notevolmente coloro che non sono molto usi ai giochi musicali, magari attratti più che altro dal marchio Kingdom Hearts. In ogni caso, per ogni canzone esistono tre livelli di difficoltà, quindi è possibile personalizzare il livello di sfida a seconda delle proprie abilità.

Per sbloccare le varie tracce è necessario prima riprodurle almeno una volta (a qualsiasi difficoltà) nella modalità avventura, che ci porta a bordo della nostra fedele Gummiship su un atlante dei pianeti Disney (e non) da poter visitare e ascoltare. Solitamente, per ogni mondo sono disponibili due brani, il che ha consentito da una parte di avere una buona varietà, ma dall’altra ha richiesto necessariamente di sacrificare alcune tracce in nome della rappresentatività. Nonostante il numero elevato di canzoni presenti, non è quindi così improbabile che un fan della serie possa ritrovarsi a bocca asciutta nell’attesa di determinati pezzi musicali. Per proseguire nell’avventura e sbloccare altre rotte, è necessario raccogliere stelle ottenibili completando il maggior numero possibile delle tre missioni abbinate ad ogni canzone, come ad esempio ottenere un determinato punteggio, non mancare attacchi specifici o eliminare un certo numero di nemici. Per quanto col passare dei livelli le condizioni diventino man mano più stringenti, non mi è però mai capitato di ritrovarmi ad un posto di blocco senza il numero minimo di stelle: basta insomma non saltare nessun livello – le rotte hanno bivi e diramazioni – e non dovreste avere grossi problemi.

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